Home C'era una volta Bob Dylan torna all’ovile

Bob Dylan torna all’ovile

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Il 16 settembre 1974 Bob Dylan entra negli studi della CBS per registrare un nuovo album. L’avvenimento attira l’attenzione dei media non solo per l’attesa che si crea ogni volta che il cantautore inizia a registrare un nuovo disco, ma perché segna, contro ogni previsione, il ritorno di Dylan alla casa discografica che l’ha lanciato.

Una anno prima se n’era andato

È passato poco più di un anno da quando se n’era andato sbattendo la porta e aveva giurato di non voler avere più niente a che fare con «quei disonesti». La causa scatenante del conflitto era stata la pubblicazione, da parte della CBS, di Dylan un modesto album antologico realizzato assemblando materiale scartato in occasione di precedenti registrazioni. «Me ne vado per sempre. D’ora in poi pubblicherò da solo i miei dischi». L’episodio riesce anche a strapparlo dall’apatia creativa in cui sembrava piombato all’inizio degli anni Settanta. È un Dylan di nuovo “in palla” quello che nell’autunno del 1973 annuncia la sua intenzione di tornare a esibirsi il suo primo tour statunitense dopo otto anni. All’inizio del 1974 sono oltre sei milioni le richieste di biglietti per i trentanove concerti annunciati. L’impossibilità di soddisfarle tutte rende necessario un sorteggio che si tramuta in un’altra grande occasione pubblicitaria.

Novanta milioni di dollari prima di suonare

Si calcola in oltre novanta milioni di dollari la cifra che finisce nelle sue tasche ancor prima di iniziare a suonare una sola nota. Partito da Chicago il 3 gennaio 1974 il tour ottiene un successo senza precedenti e stabilisce il record assoluto d’incassi in occasione del doppio concerto al Madison Square Garden di New York. In contemporanea con il suo ritorno alle esibizioni dal vivo pubblica il mediocre album Planet waves che vola alto nelle classifiche di vendita più per la ritrovata popolarità del cantautore che per meriti propri. La tournée viene registrata e il materiale migliore finisce nel doppio album Before the flood, grintoso e nostalgico al punto giusto, ma poco curato per quel che riguarda la fase della post-produzione. Dylan ritrova la sua freschezza creativa e la voglia di lavorare, ma si rende conto che quello del discografico non è il suo mestiere. Riannoda i vecchi legami, mette da parte il suo onore ferito e ritorna all’ovile della CBS. Non più obbligato a fare i conti con il proprio bilancio ritroverà anche l’antica mania perfezionistica e chiederà di poter rimettere mano al materiale registrato prima della sua pubblicazione nell’album Blood on the tracks.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".