Home C'era una volta Brian Epstein, l’artefice dei Beatles

Brian Epstein, l’artefice dei Beatles

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Il 27 agosto 1967 muore Brian Epstein, da tutti considerato l’artefice del “miracolo” dei Beatles.

Un gruppo sconosciuto

Nato il 19 dicembre 1934 a Liverpool è solo il titolare di un negozio di dischi quanto il 28 ottobre 1961, un tale di nome Raymond Jones gli chiede informazioni sul singolo My Bonnie, un disco del cantante Tony Sheridan accompagnato dai Beatles e registrato in Germania. Nei giorni seguenti altri giovani chiedono la stessa cosa. Questo fatto spinge lo stesso Brian a interessarsi di un disco mai visto di un gruppo mai conosciuto. Ascolta per la prima volta i Beatles in un locale di Liverpool, The Cavern. Impressionato per la scarna immediatezza e per la comunicativa dei quattro Beatles, propone loro di diventarne il manager con il 25% di percentuale a suo favore. Ottenuto il contratto, Epstein inizia a cercare una casa discografica per i suoi pupilli. Dopo alcuni insuccessi e rifiuti, ottiene finalmente un’audizione con la Parlophone, un marchio minore della potente EMI. I Beatles vengono accettati. George Martin ne diventa il produttore e un nuovo batterista completa la loro formazione.

Il padrone del beat

Dopo il successo dei Beatles, Brian Epstein fonda un’agenzia commerciale e di management, firmando contratti con numerose band di Liverpool. In questo modo diventa praticamente padrone del fior fiore dei gruppi principali dei primi anni del beat: Cilla Black, Billy J. Kramer and The Dakotas, Gerry and The Pacemakers, Tommy Quickly, Big Three e altri ancora. Brian Epstein è il massimo responsabile della promozione dei Beatles e l’unico capace di tenerli uniti anche se già nel 1966 ha i primi contrasti con John Lennon. La storia si chiude il 27 agosto 1967, quando i Beatles sono in Galles con il guru Maharishi Mahesi Yogi e Brian muore a Londra per eccesso di farmaci..

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".