Home C'era una volta Claire Austin, una voce blues che non ha paura del pop

Claire Austin, una voce blues che non ha paura del pop

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Il 21 novembre 1918 nasce a Takoma, Washington, la cantante Claire Austin, il cui vero nome è Augusta Marie Austin.

Gli inizi nei club

Dopo aver studiato pianoforte a Takoma e recitato in compagnie di arte drammatica al Whitemire studio di Seattle, nel 1935, la Austin inizia la sua attività di cantante di blues ma anche di canzoni di successo, nei club di Seattle, Spokane e Portland, ottenendo buoni risultati che consentono di farsi conoscere nel giro dello show-business americano. Partecipa così a numerose commedie musicali. Si esibisce poi con le orchestre di Turk Murphy nel 1952, Kid Ory nel 1954 e Bob Scobey dal 1955 al 1956. La caratteristica principale della Austin è nella ricerca di un termine di mediazione, anche sul piano dello stile, fra il jazz delle origini espresso dai moduli interpretativi della musica di New Orleans, e gli orientamenti più avanzati e moderni che provengono dalla West Coast.

I due dischi più importanti

Una testimonianza delle sue qualità si riscontra attraverso l’ascolto di quelli che vengono considerati i due dischi più importanti registrati dalla cantante. Il primo la vede affiancata da una parte dell’orchestra di Kid Ory, con Don Ewell al piano, Ed Garland al basso e Minor Hall alla batteria. In quel disco la cantante esegue dei classici della cultura afro-americana, in particolare blues e spiritual. Nel secondo disco è con Bob Scobey, accompagnato vari musicisti tra i quali spiccano Barney Kessell alla chitarra e Shelly Manne alla batteria. In questo disco la Austin esegue numerosi temi di successo degli anni Cinquanta nel tipico stile del revival californiano. Sia nell’uno come nell’altro caso, Claire Austin si fa ammirare per il timbro caldo di una voce che ricorda quella di Bessie Smith. Muore il 19 giugno 1994 a Willits, in California.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".