Home C'era una volta Dopo “Milleluci” Mina non gioca più

Dopo “Milleluci” Mina non gioca più

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Sabato 11 maggio 1974 sul primo canale RAI va in onda l’ultima puntata di “Milleluci”, un varietà televisivo che segna l’addio di Mina al palcoscenico. Iniziato il 16 marzo 1974 è condotto dalla stessa Mina insieme a Raffaella Carrà ed è diretto da una vecchia volpe del piccolo schermo come Antonello Falqui. La formula è geniale. Articolato in otto serate, ciascuna dedicata a un genere dello spettacolo d’intrattenimento, “Milleluci” fornisce a Mina la possibilità di dare una straordinaria dimostrazione della sua maturità artistica.

Un commiato di gran classe

La cantante sembra aver recuperato la verve dei giorni migliori, canta, balla e duetta con gli ospiti. C’è chi parla di ritrovata serenità, di nuovi stimoli, di tanti progetti per il futuro ma, in realtà Mina sta mettendo in scena il suo commiato dal pubblico televisivo. E lo fa con grande stile, dando il meglio di sé, come fanno i grandi artisti, per lasciare un ricordo indimenticabile. Nessuno fa caso alla sigla finale, premonitrice fin dal titolo: Non gioco più. Con “Milleluci” Mina si congeda definitivamente dal pubblico televisivo. Il varietà, costruito in modo da non soffocare la personalità delle due conduttrici è un lungo viaggio nella storia dello spettacolo che affronta ogni sera un tema diverso: la radio, il café chantant, la rivista, la televisione, l’avanspettacolo, il cabaret, il musical e, nell’ultima puntata, l’operetta, il circo e la commedia musicale. Tutti gli appuntamenti sono monotematici tranne l’ultimo che è diviso in tre parti distinte. Nel corso dell’intera serie Mina trova l’occasione per ripercorrere, in una sorta di lungo addio, la storia della canzone e la sua personale.

Una lunga carrellata antologica

Oltre alla sigla finale Non gioco più, l’elenco dei principali brani eseguiti, da sola o con altri artisti, è significativo della volontà della cantante di chiudere la sua stagione televisiva sperimentandosi in una lunga carrellata antologica. Questi, in ordine alfabetico, i brani presentati nel programma: Ba-baciami piccina con Alberto Rabagliati, Brazil, Buonanotte al mare con Renato Rascel, Bye bye baby con Raffaella Carrà, Canzone triste, Ciccio Formaggio con Raffaella Carrà e Nino Taranto, Copacabana con Raffaella Carrà, Crapa Pelada con Raffaella Carrà e Gorni Kramer, Domenica sera, È l’uomo per me, E poi, Everything’s all right, Fa’ qualcosa, Fru fru del tabarin, Galanteria, Grande grande grande, Hello Dolly, Il cielo in una stanza, Il poeta che non pensa mai, Io e te da soli, Io vivrò (Senza te), Lacreme napulitane, Laia ladaia, La pioggia di marzo, La scala buia, Luci del varietà, Luna tu…, Mack the knife, Mercy beaucoup con Renato Rascel e Raffaella Carrà, Munasterio ‘e Santa Chiara, Nessuno, Night and day, Non so dir ti voglio bene con Renato Rascel e Raffaella Carrà, Oh what a beautiful morning, Papaveri e papere con Nilla Pizzi, Piccadilly, Quando canta Rabagliati con Alberto Rabagliati, Someday, Strangers in the paradise, Surabaja Johnny, Tanti auguri Enrico Venuzzi con Renato Rascel e Raffaella Carrà, Top hat con Raffaella Carrà, Torna caro ideal, Tulipan con Raffaella Carrà e Jula De Palma, Vorrei averti nonostante tutto.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".