Home C'era una volta Ferdinando Innocenti, il creatore della Lambretta

Ferdinando Innocenti, il creatore della Lambretta

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Il 21 giugno 1966 muore Ferdinando Innocenti, conosciuto per essere stato l’ideatore della Lambretta, uno degli scooter simbolo dell’Italia del boom. Nato il 1° settembre 1891 a Pescia, in provincia di Pistoia, inizia a lavorare in officina prestissimo e altrettanto precocemente diventa un fabbro intraprendente che nel 1906 fonda le “Ferramenta Innocenti”, un’azienda specializzata in recuperi e vendita di ferrame usato.

Affascinato dalle innovazioni

Il giovane Innocenti, ritrovatosi alla guida dell’impresa a soli diciotto anni, segue affascinato le sperimentazioni tecniche per l’utilizzo dei tubi nelle costruzioni e decide che quello sarà il prodotto del futuro. Fa proprie le tecnologie innovative della Dalmine nella realizzazione dei tubi e adotta il sistema di montaggio/smontaggio messo a punto dalla britannica Scafolding. Lascia Pescia e trasferisce baracca e burattini in quel di Roma. Lo stabilimento dell’Urbe produce ponteggi per l’edilizia e impianti d’irrigazione ottenendo commesse prestigiose, dal sistema d’irrigazione dei giardini del papa a Castelgandolfo alle tribune “posticce” per gli stadi che ospitano i mondiali di calcio del 1934. Nel 1933 apre i battenti lo stabilimento di Lambrate che, anche grazie alle commesse belliche, diventa un’area industriale così importante e così grande da poter deviare persino il corso del fiume Lambro. L’Innocenti comincia a darsi da fare anche nel campo dei motori nel dopoguerra quando, in piena ricostruzione, si pensa a un mezzo leggero capace di rispondere alle nuove esigenze di mobilità della popolazione italiana. La prima idea è quella di produrre uno scooter sfruttando l’esperienza e la tecnologia nel lavorare le lastre d’alluminio. Il primo progettista è il colonnello D’Ascanio che, dopo una lite con Ferdinando, se ne va alla Piaggio dove inventerà la Vespa.

Dagli scooter alle auto

Gli subentra un altro ex ufficiale, il colonnello Torre, che progetta la Lambretta, destinata a un grande successo negli anni Cinquanta. Il primo a pensare alle automobili è Luigi Innocenti, figlio di Ferdinando e subentratogli alla guida dell’impresa il quale, dopo vari tentativi, prende contatti con la britannica BMC per produrre su licenza l’Austin A40, un’utilitaria a due porte spinta da un motore da 950 cc. Proprio sulla base della A40 l’Innocenti realizza, con l’aiuto della Ghia, le Innocenti 950 Spider e Coupé. Nel 1963 fa anche il tentativo di inserirsi nel segmento delle vetture medie a quattro porte con la Innocenti IM3, versione italiana della Morris 1100. Il miglior momento dal punto di vista produttivo della casa di Lambrate coincide con il boom della Mini, la rivoluzionaria vetturetta britannica divenuta uno dei simboli della rivoluzione giovanile degli anni Sessanta. Innocenti inizia a produrla su licenza nel 1965. L’anno dopo, il 21 giugno 1966 Ferdinando, il fondatore, muore. La sua morte sottolinea un periodo difficile nel quale le difficoltà societarie sembrano travolgere la fragile struttura produttiva. A salvarla intervengono gli amici britannici della British Leyland Motor Corporation. Nel 1974 nascono la Mini 90 e la Mini 120, carrozzate da Bertone. Nello stesso anno arriva anche la Innocenti Regent, versione italiana della Austin Allegro. La crisi della Leyland porta la Innocenti tra le braccia di De Tomaso, proprietario della Maserati e dal 1982 la Minitre, nuova versione delle Mini prodotte in Italia, monta un motore Daihatsu da 993 cc. Con la fine degli anni Ottanta anche l’impero De Tomaso volge al tramonto e la Innocenti, nel frattempo divenuta Nuova Innocenti, finisce nell’orbita di casa Fiat. Siamo agli sgoccioli di una storia gloriosa. L’Elba (una rivisitazione della sfortunata Duna Fiat), la Koral e la Small (ennesima versione della Mini) non conquistano il pubblico. La produzione langue e nel 1994 lo stabilimento di Lambrate chiuderà i battenti, anche se il marchio sopravviverà ancora per qualche anno.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".