Home C'era una volta Fernandel, l’attore canterino di Marsiglia

Fernandel, l’attore canterino di Marsiglia

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L’8 maggio 1903 nasce a Marsiglia Fernandel. Attore, cantante, fantasista, intrattenitore, ballerino, fin dagli inizi della sua carriera non c’è ruolo nel quale non si sia sperimentato con buoni risultati. Famoso per le sue per le sue folgoranti battute a Jules Muraire, in arte Raimu, e Henri Allibert, in arte Alibert compone il cosiddetto “trio dei marsigliesi”, una piccola pattuglia di uomini di spettacolo provenienti dal meridione della Francia che, a partire dagli anni Trenta, è riuscita nel non facile compito di conquistare le scene di Parigi.

Un figlio d’arte

Il primo vagito di Fernand Joseph Désiré Contandin, in arte Fernandel, risuona a Marsiglia al n° 72 di Boulevard Chave nell’appartamento dove in quel periodo vive la sua famiglia. I Suo padre canta nei caffé concerto e l’intera famiglia vive ai margini del mondo dello spettacolo. Il rapporto del piccolo Fernand con l’istruzione è saltuario e ricco di fughe e ravvedimenti. Il suo sogno resta sempre il palcoscenico dove debutta prestissimo interpretando al Teatro Chave il ruolo che più gli riesce in quel periodo, cioè quello di… bambino nel dramma “Marceau ou les enfants de la révolution”. È poco più di un gioco ma gli applausi del pubblico gli piacciono e rafforzano la sua convinzione che quella sia la strada giusta per lui. Poco tempo dopo arriva anche la sua prima esibizione canora. Avviene sul palcoscenico dello Scala, un locale che diventerà poi famoso con il nome di Eldorado, dove in una pausa dell’esibizione del padre canta M.lle Rose. Il piccolo Fernand ci prende gusto. Canta un paio di brani in un gala al Châtelet, poi al Palace de Cristal quindi al Variétés in quello che lui stesso definirà in futuro «il primo tour della mia vita effettuato in una serie di locali che distano qualche centinaio di metri l’uno dall’altro». Di giorno la scuola e la sera sul palcoscenico. La sua famiglia non naviga nell’oro ma per un bambino di quell’epoca la vita potrebbe essere peggiore. Tutto sembra funzionare senza intoppi fino al 1915 quando alla vigilia di quella che i posteri chiameranno Prima Guerra Mondiale il padre viene chiamato sotto le armi. Fernand ha dodici anni e la sua vita cambia improvvisamente. La famiglia ha bisogno anche del suo aiuto per tirare avanti. Trova un posto come fattorino nell’agenzia di Rue St. Ferréol della Banque Nationale de Crédit e corre in giro per la città in cambio di 25 franchi al mese.

Da animatore degli intervalli a vedette del varietà

Terminata l’esperienza come fattorino, il giovane Fernand Contandin si adatta a una lunga serie di lavori. Nonostante le difficoltà, però, non abbandona il mondo dello spettacolo e affianca l’attività lavorativa con le esibizioni come cantante e caratterista nei caffé-concerto dove si diverte a mettere esageratamente in mostra il suo profilo equino e gioca a prendersi in giro. In quegli anni corteggia assiduamente Henriette, la sorella minore del suo amico Jean Manse. Proprio la madre dei due ragazzi diventa l’artefice inconsapevole del nome d’arte del ragazzo. Racconta lo stesso Fernandel che la donna, divertita dall’insistenza con il quale il giovane frequenta Henriette, quando lo vede arrivare lo saluta dicendo «Voilà le Fernand d’elle» (Ecco il suo (di Henriette) Fernand!). Proprio da questa frase nasce lo pseudonimo di Fernandel destinato ad accompagnarlo per sempre. Il 4 aprile 1925, a ventidue anni non ancora compiuti, sposa Henriette e poi parte per il servizio militare. Quando torna a casa è padre e non ha più un lavoro. La salvezza arriva da Louis Valette, il direttore dell’Odéon che lo scrittura per sostituire un’artista contestato dal pubblico. Lui sale sul palco e sciorina tutto il repertorio di canzoni e gags rodato nei caffé-concerto. Tra il pubblico che l’applaude con grande entusiasmo c’è Jean Faraud, il direttore della Paramount francese che gli propone un contratto per animare gli intervalli nelle sale gestite dalla sua società. La sua esibizione dura esattamente dodici minuti ma lascia il segno visto che gli frutta un contratto per ben diciannove settimane di animazione degli intervalli al cinema Pathé. Nel 1929 è ormai un artista affermato.

Il grande successo nel cinema

Nel 1931 fa il suo debutto cinematografico interpretando un piccolo ruolo nel film “Le Blanc et le noir”, seguito da una partecipazione a “On purge bébé” di Jean Renoir. Nello stesso anno Bernard Deschamps gli affida il ruolo del protagonista nel film “Le Rosier de Madame Huston”, dove interpreta per la prima volta il ruolo di giovanotto ingenuo che diventerà un po’ la sua specialità negli anni successivi. Nonostante il successo cinematografico Fernandel non lascia né la musica né gli spettacoli di varietà. Nel 1934 Marcel Pagnol lo vuole nel suo film “Angéle” nel quale è costretto per la prima volta nella sua carriera a cimentarsi con successo in un ruolo drammatico. Il risultato è lusinghiero e ne rafforza il prestigio e la popolarità. Nella seconda metà degli anni Trenta il suo successo sembra destinato a non conoscere fine ma le nubi di guerra che s’addensano sulla Francia gli cambiano la vita. Richiamato sotto le armi viene aggregato al “servizio cinematografico” dell’esercito francese. La guerra diventa una tragedia con i terribili anni dell’occupazione tedesca, del governo collaborazionista e dello smembramento della nazione. Fernandel non collabora con i nuovi potenti ed è costretto a lasciare le scene. Torna da trionfatore dopo la Liberazione e la fine della guerra ritrovando immediatamente il successo sia nel cinema che nei teatri di varietà. In Italia il suo nome è legato all’interpretazione di Don Camillo nei film della serie omonima tratta dai romanzi di Guareschi. « Alla fine della carriera si cimenta nella regia e fonda insieme a Jean Gabin la casa di produzione Ga-Fer. Il 26 febbraio 1971 muore consumato da un tumore nel suo appartamento in Avenue Foch di Parigi.

 

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".