Home C'era una volta L’amaro destino di Bertha “Chippie” Hill

L’amaro destino di Bertha “Chippie” Hill

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Il 7 maggio 1950 muore investita da un’automobile nelle vie di New York Bertha Hill, detta Chippie. Si spegne così a soli quarantacinque anni, una delle voci femminili più importanti nella storia del blues urbano, quel genere sviluppatosi nelle grandi metropoli americane intorno agli anni Venti, all’indomani della grande emigrazione verso le aree urbane di grandi masse di popolazione nera proveniente dagli Stati del Sud.

Cantare? Un modo per procurarsi il pane

Nata a Charleston, nel South Carolina, il 15 marzo 1905 Bertha “Chippie” Hill ha avuto una carriera discontinua con due momenti di grandissima popolarità. È giovanissima quando intraprende il viaggio verso New York insieme a centinaia di migliaia di persone nel quadro di quell’esodo drammatico e doloroso dei neri verso i centri in cui più facile sembrava la sopravvivenza. L’impatto con la metropoli però è destinato a risultare difficile e per molti versi frustrante. Bertha racconta di aver iniziato a cantare blues più per ragioni economiche che per vocazione o convinzione. Indipendentemente alle ragioni della scelta la ragazza ottiene subito un buon successo fin dal debutto come ballerina e cantante al Leroy’s di Harlem. La sua popolarità cresce ancora quando viene scritturata da Ma Rainey per uno dei suoi famosissimi spettacoli di vaudeville che girano in lungo e in largo il territorio degli Stati Uniti. Proprio grazie al successo ottenuto all’ombra della grande Ma, Bertha viene scritturata dall’orchestra di King Oliver con la quale si esibisce a lungo soprattutto al Palladium Dance Hall. La crescita dei consensi le apre finalmente anche le porte delle sale di registrazione. È il 1926 quando Bertha partecipa ad alcune sedute destinate a restare nella storia come quelle con Richard M. Jones e soprattutto quelle con Louis Armstrong che la accompagna in alcune memorabili incisioni frutto anche di quello che i critici considerano uno dei momenti di maggior grazia creativa di Satchmo.

La scomparsa e il ritorno

Nel 1930 Bertha scompare dalle scene. Per oltre quindici anni di lei non si saprà più nulla. Ancora oggi non si capisce quale sia stata la vera ragione di questa sparizione. C’è chi sostiene che l’abbia fatto per scelta (in quel periodo metterà al mondo sette figli) e chi invece accusa l’ambiente di averla emarginata . In ogni caso l’oblio nel quale cade per più di quindici anni è inspiegabile e difficilmente giustificabile con il carattere molto riservato della cantante che la differenziava rispetto alle altre donne della scena blues come Ma Rainey e Bessie Smith. Inaspettatamente al termine del lungo periodo di silenzio e di oblio riemerge ottenendo un nuovo grande successo. Il merito del suo ritorno sulle scene è principalmente del critico Rudi Blesh che nel 1946 contribuisce in modo fondamentale alla riscoperta della cantante e le apre la possibilità di tornare a incidere con una formazione di gran valore di cui fanno parte, tra gli altri, il trombettista Lee Collins e il batterista Baby Dodds. È la rinascita. Bertha non tarda a ritrovare il suo vecchio pubblico e nel 1947 è già tornata a essere una delle regine dei locali notturni di New York, con gli All Stars Stompers. L’anno dopo sbarca in Europa per esibirsi al festival di Parigi e successivamente è una delle presenze di riguardo al concerto commemorativo per Bessie Smith che si svolge alla Town Hall di New York. Proprio nella Grande Mela, la città che l’ha innalzata per ben due volte sull’altare del successo troverà la morte in quel maledetto 7 maggio 1950.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".