Home C'era una volta Frankie Trumbauer, sassofonista in Do

Frankie Trumbauer, sassofonista in Do

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L’11 giugno 1956, colpito da collasso muore nell’atrio del St. Mary’s Hospital di Kansas City il sassofonista, cantante, compositore e direttore d’orchestra Frankie Trumbauer, uno dei personaggi di spicco del jazz degli anni Trenta e Quaranta. Eccezionale polistrumentista deve gran parte della fama alla sua lunga e fruttuosa collaborazione con Bix Beiderbecke, col quale registra moltissimi brani tra il 1927 e il 1928 quando entrambi suonano con Jean Goldkette e Paul Whiteman.

Lo specialista del C-melody sax

Frankie nasce il 30 maggio 1900, a Carbondale, nell’Illinois, anche se alcune biografie riportano l’anno 1901. La sua è una famiglia musicale, sua madre è pianista e il fratello trombettista. Il giovane Trumbauer cresce a St. Louis e impara giovanissimo a suonare il pianoforte, il trombone, il flauto e il violino, prima di dedicarsi definitivamente al sassofono in Do che è una sorta di ibrido fra tenore, in Si bemolle, e contralto, in Mi bemolle. Di questo strumento, che negli USA chamano C-melody sax, diventa uno dei rari specialisti. Nel 1917 forma una propria orchestra a St. Louis e, dopo un periodo trascorso sotto le armi, entra a far parte del gruppo di Max Goldberg. Successivamente suona nelle formazioni di Ted Jensen, Earl Fuller, Gene Rodemich e Joe Kayser. Trasferitosi a Chicago, tra il 1922 e il 1924 suona con la Benson Orchestra e con Ray Miller. Viene quindi scritturato dall’impresario Jean Goldkette che nel 1925 gli affida la direzione di una delle sue formazioni all’Arcadia Ballroom di St. Louis. Resta nelle formazioni di Jean Goldkette fino al 1927.

Il sodalizio con Bix Beiderbecke

In quel periodo inizia anche il suo sodalizio con Bix Beiderbecke. Scioltasi l’orchestra di Goldkette, entrambi passano prima in quella di Adrian Rollini e poi in quella di Paul Whiteman. Bix lascia Whiteman nel 1929 mentre Trumbauer ci resta fino al 1933, salvo un breve periodo in cui dirige una propria orchestra. Dal 1934 al 1936 continua a collaborare con Whiteman, per conto del quale dirige i Three T con Jack e Charlie Teagarden. Si trasferisce quindi sulla costa occidentale dove fino al 1938 è a capo, con il trombettista Manny Klein, di una grande formazione. Dopo una breve permanenza nell’orchestra di George Stoll, dà vita a una sua orchestra. Nel marzo del 1939 lascia l’attività musicale per assumere l’incarico di ispettore dell’Aeronautica Civile a Kansas City.  Nel 1940 dirige ancora una propria orchestra, ma sul mondo incombe la guerra. Chiamato alle armi partecipa alla seconda guerra mondiale come pilota collaudatore e solo nel 1945 sceglie di nuovo la musica come sua principale attività lavorando prevalentemente in studio con i complessi di Russ Case e di Raymond Page. Nel 1947 se ne va a Santa Monica e sceglie di lasciare la musica per lavorare alle dipendenze dell’Aeronautica Civile di Kansas City. Negli anni successivi fa solo apparizioni sporadiche e occasionali sulla scena musicale fino alla morte.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".