Home C'era una volta Fred Guy, l’uomo che faceva vibrare le corde di Harlem

Fred Guy, l’uomo che faceva vibrare le corde di Harlem

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Il 22 dicembre 1971 muore suicida il settantaduenne banjoista e chitarrista Fred Guy, l’uomo che, come ricorda Duke Ellington, «…conosceva Harlem palmo a palmo, era un tipo piuttosto serio, e aveva la tendenza a dar consigli al prossimo, ma la sua chitarra era un metronomo e il suo “beat” era sempre al posto giusto…».

La voce agli abitanti

Pur essendo nato a Burkesville in Georgia, Fred vive ad Harlem fin dall’infanzia. Le corde dei suoi due strumenti sono le corde di Harlem, perché danno voce agli abitanti del suo quartiere. Impara da solo a suonare uno strumento apparentemente povero come il banjo e suona dove può. Il suo primo contratto professionale porta la firma del direttore d’orchestra Joseph C. Smith e rappresenta una svolta fondamentale: quelle poche righe gli fanno capire che di musica si può anche vivere. Guy ci prende gusto e, appena può, cerca di recuperare autonomia e indipendenza formando una propria orchestra cui attribuisce il nome di The Oriental.

Il successo con le grandi orchestre

L’avventura non dura a lungo, anche perché nella primavera del 1925 se ne va con Duke Ellington. Nella band del Duke suona il banjo fino al 1934, poi passa alla chitarra. Negli anni del banjo la pennata che caratterizza il suo stile è preziosa per la pulsazione sonora e i suoi glissati contribuiscono a costruire la leggenda della big band. Quando passa alla chitarra la sua presenza si fonde nel resto della ritmica e diventa meno caratteristica. Verso la fine degli anni Quaranta, quando le grandi orchestre stanno terminando il loro ciclo, si ritira. Se ne va a Chicago e si adatta a fare per vent’anni il direttore di una sala da ballo fino alla scelta di chiudere con la vita.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".