Home C'era una volta Horace Silver, tra hard bop e soul jazz

Horace Silver, tra hard bop e soul jazz

SHARE

Il 2 settembre 1928 a Norwalk, nel Connecticut, nasce il pianista Horace Silver, il cui nome completo è Horace Ward Martin Tavares Silver.

Dal sax al piano

Horace si dedica agli studi musicali già durante la frequenza della high school. Si sperimenta con il sax, ma contemporaneamente studia pianoforte sotto la guida di un organista di chiesa. Ben presto viene scritturato in varie occasioni sia come sassofonista che come pianista. Proprio mentre si esibisce come pianista al Sundown di Hartford con Harold Holdt, viene ascoltato da Stan Getz che gli offre un ingaggio nel suo quintetto. Silver, naturalmente, accetta. Nel 1951 Silver si stabilisce a New York e, fino al 1952, suona soprattutto con Art Blakey e poi con Terry Gibbs e Coleman Hawkin. Nel 1953 suona con Oscar Pettiford, Bill Harris e Lester Young, oltre a esibirsi con varie altre formazioni minori. Incide moltissimo e sono tutti dischi stupendi, come quelli del 1954 con il quintetto di Blakey nel quale è trombettista Clifford Brown. Proprio dall’incontro con Blakey nascono nel 1954 i Jazz Messengers. Attivo e appassionato jazzista gira tutto il mondo. Nel 1975 con la collaborazione di Wade Marcus dà vita a un’orchestra di tredici elementi.

Un linguaggio unico e particolare

Pianista inizialmente influenzato da Bud Powell e dai musicisti bop in genere, Horace Silver  matura poi uno stile personalissimo. L’incontro con Art Blakey rappresenta il momento di svolta nella sua formazione musicale. Interessato ai più diversi ritmi, trova in Blakey l’occasione per approfondire. le ricerche sulla percussione africana. Con Blakey praticamente dà vita all’hard-bop divenendone l’esponente più genuino e dando il via a una specie di revival boppistico. In seguito è ancora l’animatore del soul jazz, una musica squisitamente nera. Nelle sue formazioni originariamente limitate al quintetto gli elementi peculiari della tradizione jazzistica sono sempre vivamente presenti nella sua musica, così come il linguaggio ancorato alla sintassi boppistica. Muore il 18 giugno 2014

 

Previous articleAddio alla CGD: Warner Italia cancella la storica etichetta
Next articleIco Cerutti, l’uomo del banjo
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".