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Integrazione tra acqua e natura all’Orto botanico di Roma

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orto botanico roma

Si svolge oggi, presso l’Orto Botanico, in Largo Cristina di Svezia 24 a Roma, il seminario su Integrazione tra acqua e natura, Esperienze acquisite e nuove prospettive, tema al centro del dibattito organizzato dal Gruppo 183, dall’l’Università di Roma e Comunità Ambiente.

Integrazione tra acqua e natura all’Orto botanico di Roma

Esperti in materia, urbanisti, amministratori pubblici, responsabili della qualità dell’acqua e associazioni a salvaguardia dell’ambiente si confronteranno e condivideranno le proprie esperienze al fine di rafforzare le sinergie e pianificare una road map comune per l’applicazione delle direttive 2000/60 CE in materia di acque, 92/43/CEE sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche e 147/2009/CE sulla conservazione degli uccelli selvatici.

orto botanicoSi parlerà dello stato dell’arte dell’attuazione delle direttive, di monitoraggio degli habitat, di piani integrati, di partecipazione pubblica e citizen science, di problematiche e delle opportunità e di politiche e pianificazioni. Saranno inoltre presentati gli ultimi interessanti dati in materia di occupazione in questo settore.

DIRETTIVA ACQUE

La direttiva 2000/60/CE, c.d. Direttiva Acque, nasce come testo unico europeo di riferimento per la disciplina dell’ampia tematica della gestione idrica. La direttiva abroga e sostituisce numerosi atti normativi già esistenti, disciplinanti singoli ambiti, configurando una politica integrata delle acque assumendo la forma di direttiva quadro per il settore (Water Framework Directive – WFD). La direttiva, però, non si configura come testo omnicomprensivo. In talune materie un maggiore approfondimento avviene attraverso direttive, come la direttiva 2006/118/CE relativa alle acque sotterranee e ai loro standard qualitativi.

Il quadro di riferimento della Direttiva Acque è rappresentato dalla politica ambientale europea, basata in modo particolare sul “principio di precauzione e prevenzione” e del “chi inquina paga”. La legislazione e le tematiche correlate con la WFD non possono che essere quelle legate alla salute pubblica, alle acque urbane, alla prevenzione dell’inquinamento (direttive 91/271/CEE, 91/676/CEE, 2006/7/CE, 98/83/CE, 96/61/CE) e alla tutela della natura (79/409/CEE, 92/43/CEE).

La Direttiva Acque stabilisce le norme per impedire il deterioramento dello stato dei corpi idrici dell’Unione europea e per conseguire un «buono stato» dei fiumi, dei laghi e delle acque sotterranee in Europa entro il 2015.

In particolare, ciò prevede di:

  • proteggere tutte le forme di acqua (interne*, di superficie*, di transizione*, costiere e sotterranee*);
  • ripristinare gli ecosistemi in e intorno a questi corpi d’acqua;
  • ridurre l’inquinamento nei corpi idrici;
  • garantire un uso sostenibile delle acque da parte di individui e imprese.

La normativa delega chiare responsabilità alle autorità nazionali, che hanno l’obbligo di:

  • individuare i singoli bacini idrografici presenti sul loro territorio, ovvero le aree territoriali circostanti che sfociano in specifici sistemi fluviali;
  • designare le autorità che gestiscono questi bacini in linea con le norme UE;
  • analizzare le caratteristiche di ciascun bacino idrografico, incluso l’impatto delle attività umane e una valutazione economica dell’utilizzo idrico;
  • monitorare lo stato delle acque in ciascun bacino;
  • registrare le aree protette, come quelle utilizzate per l’acqua potabile, che richiedono particolare attenzione;
  • produrre e mettere in atto «piani di gestione dei bacini idrografici», per evitare il deterioramento delle acque superficiali, proteggere e migliorare le acque sotterranee e preservare le aree protette;
  • garantire che il costo dei servizi idrici sia recuperato, in modo che le risorse siano utilizzate in modo efficiente e chi inquina paga;
  • fornire informazioni e consentire una consultazione pubblica dei loro piani di gestione dei bacini idrografici.

In attuazione di quanto predetto, in Italia è stato emanato il D. Lgs. 152/2006, c.d. Codice Ambiente, che ha istituito la ripartizione del territorio in distretti idrografici. Con essi si intendono, ex art. 54, aree di terra e mare costituite da uno o più bacini idrografici limitrofi, ovvero da parti di territorio in cui scorrono tutte le acque superficiali attraverso torrenti, fiumi e laghi, rappresentando le principali unità per la gestione dei bacini stessi.

All’interno dei distretti idrografici sono individuate le Autorità di bacino distrettuale (che enti pubblici non economici a tutti gli effetti) aventi la struttura, le funzioni e i compiti elencati dall’art. 63, nonché il dover uniformare la propria attività al principio costituzionale di efficacia, efficienza, economicità e pubblicità.

La funzione principale delle Autorità di bacino distrettuale consiste nell’elaborazione del Piano di bacino distrettuale e dei relativi stralci, ex artt. 7 e 13 dir. 2000/60/CEE, nonché nell’esprimere parere sulla coerenza con gli obbiettivi del Piano di bacino dei piani e programmi della UE, nazionali, regionali e locali relativi alla difesa del suolo, alla lotta alla desertificazione, alla tutela delle acque e alla gestione delle risorse idriche.

Infine, l’Autorità di bacino distrettuale esprime i pareri ed esercita funzioni di coordinamento e di sovrintendenza delle attività e delle funzioni dei consorzi di bonifica integrale ex R.D. 215/1933 e di altri enti e consorzi.

Normative di riferimento in materia di acque natura

  • Riferimenti costituzionali:

Artt. 2, 9, 32, 41, 44 e 117 Cost.

  1. cost. 3/2001
  • Leggi:
  1. 319/1976 (c.d. Legge Merli, abrogata dal D.Lgs. 152/2006): norme tutela acque da inquinamento.
  2. 183/1989 (abrogata dal D.Lgs. 152/2006): norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo.
  3. 349/1991: legge quadro sulle aree protette.

L.150/1992: Disciplina dei reati relativi all’applicazione in Italia della convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione e la commercializzazione e la detenzione di esemplari vivi di mammiferi e rettili che possono costituire pericolo per la salute e l’incolumità pubblica.

  1. 36/1994 (c.d. Legge Galli): disposizioni in materia di risorse idriche ed istituzione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) e dell’Autorità d’Ambito per ciascun ATO.
  2. 353 del 2000: Legge-quadro sugli incendi boschivi.
  3. 284/2006: disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, recante norme in materia ambientale.
  4. 296/2006: disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2007).
  5. 13/2009: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente (Testo coordinato con il d.l. 208/2008).
  6. 166/2009: conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della Corte di giustizia delle Comunità europee (Testo coordinato con il d.l. 135/2009).
  7. 14/2011: recante art. 4: “Adeguamento della disciplina dei servizi pubblici locali al referendum popolare e alla normativa dall’Unione europea”.
  8. 221/2015: c.d. collegato ambientale.
  • Decreti legislativi:

D.Lgs. 112/1998: attribuzione competenze Stato ed enti territoriali in materia di tutela delle acque.

D.Lgs. 152/1999: disposizioni sulla tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento delle Direttive 91/271/CEE e 91/676/CEE.

D.lgs. 258/2000: norme in materia di tutela delle acque.

D.Lgs. 31/2001: attuazione della Direttiva 98/83/CEE .

D.Lgs. .227/2001: orientamento e modernizzazione del settore forestale.

D.Lgs. 42/2004: c.d. codice dei beni culturali e del paesaggio.

D.Lgs. 59/2005: norme in materia di autorizzazione integrata ambientale.

D.Lgs. 152/2006: norme in materia ambientale (c.d. Codice ambientale), successivamente modificato dal D.Lgs. 4/2008.

D.Lgs. 49/2010: attuazione della direttiva 2007/60/CE relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni.

D.Lgs. 155/2010: attuazione della Direttiva 2008/50/CE.

D.lgs. 219/2010: recepimento delle Direttive 2008/105/CE e 2009/90/CE.

D.Lgs. 121/2011: attuazione delle Direttiva 2008/99/CE e 2009/123/CE.

  • Decreti legge:

D.L. 112/2008: disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria.

D.L. 59/2012: decreto-Legge 15 maggio 2012, n. 59 Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile.

  • Decreti del Presidente della Repubblica:

Regio Decreto 3267 /1923 : riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani.

D.P.R. 236/88: qualità delle acque destinate al consumo.

D.P.R. 357/1997: regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

D.P.R. 120/2003: regolamento recante modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

D.P.R. 168/2010: regolamento in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, a norma dell’articolo 23-bis, comma 10, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n.133.

D.P.R. 113/2011: abrogazione, a seguito di referendum popolare, dell’articolo 23-bis del D.L. 112/2008, convertito in legge.

D.P.R. 116/2011: abrogazione parziale, a seguito di referendum popolare, del comma 1 dell’articolo 154 del decreto legislativo n. 152 del 2006.

  • Decreto Presidenza del Consiglio dei Ministri:

D.P.C.M. 20 luglio 2012 : individuazione delle funzioni dell’Autorita’ per l’energia elettrica ed il gas attinenti alla regolazione e al controllo dei servizi idrici.

  • Decreti Ministeriali:

D.M. 3 settembre 2002 (Ministero dell’Ambiente): linee guida per la gestione dei siti Natura 2000.

D.M. 185/2003: linee guida per il riutilizzo delle acque reflue domestiche urbane ed industriali.

D.M. 30 settembre 2009 (Ministero dell’ambiente): individuazione dei criteri e dei parametri per la restituzione agli utenti della quota di tariffa non dovuta riferita al servizio di depurazione.

D.M. 260/2010: regolamento in materia di criteri tecnici per la classificazione dello stato dei corpi idrici superficiali.

DIRETTIVA HABITAT

La  Direttiva n. 92/43/CEE, c.d. Direttiva Habitat, disciplina la conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche ed ha lo scopo di promuovere il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel territorio europeo.

È stata approvata il 21 maggio 1992 dalla Commissione europea. l’Italia ha recepito la Direttiva nel 1997 attraverso il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato ed integrato dal D.P.R. 120 del 12 marzo 2003.

La Direttiva Habitat, insieme alle c.d. Direttiva Uccelli, costituisce il cuore della politica comunitaria in materia di conservazione della biodiversità.

Scopo della Direttiva Habitat è “salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato” (art 2).

Per il raggiungimento di questo obiettivo la Direttiva stabilisce misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati.

La Direttiva è costruita intorno a due pilastri: la rete ecologica Natura 2000 (che include le Zone di Protezione Speciale, istituite ai sensi della c.d. Direttiva Uccelli), costituita da siti mirati alla conservazione di habitat e specie elencati rispettivamente negli allegati I e II, e il regime di tutela delle specie elencate negli allegati IV e V, costituendo così la più grande rete ecologica del mondo.

L’obiettivo di questa rete è quello di garantire il mantenimento e, ove necessario, il ripristino, di uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie di interesse. La Direttiva prevede che azioni che possano avere incidenze significative su un sito di interesse debbano essere sottoposte a valutazione. Ogni 6 anni ciascuno Stato elabora una relazione sulle misure di conservazione adottate e sui loro effetti.

La Direttiva stabilisce norme per la gestione dei siti Natura 2000 e la valutazione d’incidenza (art 6), il finanziamento (art 8), il monitoraggio e l’elaborazione di rapporti nazionali sull’attuazione delle disposizioni della Direttiva (articoli 11 e 17), e il rilascio di eventuali deroghe (art. 16). Riconosce inoltre l’importanza degli elementi del paesaggio che svolgono un ruolo di connessione ecologica per la flora e la fauna selvatiche (art. 10).