Home C'era una volta Jim Morrison spiato dall’FBI

Jim Morrison spiato dall’FBI

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Il 17 dicembre 2004 arriva anche in Italia il libro di John Delmonico che raccoglie e analizza i dossier dell’FBI su Jim Morrison, il cantante, poeta e frontman dei Doors. Si intitola “I giorni del caos” ed è pubblicato da quella stessa Selene Edizioni che già si era aggiudicata l’asta per la pubblicazione italiana dei file dei servizi di sicurezza statunitensi su John Lennon.

Perché perdere tanto tempo e tante risorse?

C’è una stretta interconnessione tra il libro dedicato a Morrison e quello su Lennon. Proprio dal confronto con l’assidua opera di sorveglianza, al limite della persecuzione, condotta nei confronti dell’ex Beatle, attivamente impegnato a finanziare e sostenere movimenti antagonisti, inizia il ragionamento attorno a cui ruota l’analisi della documentazione raccolta. In sostanza, si chiede Delmonico, se per John Lennon lo spionaggio aveva una sorta di para-giustificazione proprio nell’impegno politico dell’artista, quali potevano essere le ragioni di un massiccio utilizzo di uomini, mezzi e risorse da parte dei servizi di sicurezza di una grande potenza per passare al setaccio la vita privata di un artista il cui maggior gesto di ribellione era quello di fingere di masturbarsi sul palcoscenico? Per evitare che la domanda venga considerata poco più di una curiosità storica per topi da biblioteca, l’autore ricorda che ancora tre anni fa i Doors sono finiti nell’elenco dei brani e delle band censurate dal Patriot Act dopo l’11 settembre. Ironizza sulla censura postuma di un artista morto da trent’anni e dalla sua band («Strano… già allora non mi sembrava che avessero una chiara visione politica o, per dirla con Country Joe McDonald, che ne avessero una…») e cerca di riflettere sul perché.

Una coincidenza semantica

Liquida rapidamente le ipotesi semplicistiche che tendono a vedere in queste operazioni un semplice «…strumento per distogliere l’attenzione da ben più gravi problemi: allora il Vietnam, oggi l’Iraq…» e inizia un’accurata e documentata analisi del quadro in cui nascono, crescono e si sviluppa una lunga serie di “operazioni coperte” condotte dai servizi segreti degli Stati Uniti. Ne emerge un quadro inquietante, una lunga storia di abusi, persecuzioni, manipolazioni e atti criminosi perpetrati in nome della “sicurezza nazionale”. Il titolo stesso del libro “I giorni del caos” allude a una bizzarra coincidenza semantica tra una frase di Jim Morrison («Mi interessa qualunque cosa abbia a che fare con la rivolta, il disordine e il caos») e “Chaos”, il nome dato alla fine degli anni Sessanta alla principale iniziativa dei servizi segreti in territorio americano, un’azione coperta i cui documenti sono stati de-secretati da poco e i cui obiettivi non sono mai stato completamente chiariti. Delmonico nell’introduzione scrive che «Il ventesimo secolo è passato e quello nuovo, il presente e il futuro, non ha mostrato soluzioni di continuità: guerre, torture, disinformazione e le rock’n’roll band in una lista di proscrizione».

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".