Home C'era una volta Jimmy Harrison, la leggenda del trombone

Jimmy Harrison, la leggenda del trombone

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Il 17 ottobre 1900 nasce a Louisville, nel Kentucky, il trombonista Jimmy Harrison, registrato all’anagrafe con il nome di James Henry Harrison,

L’inizio a quindici anni

Trasferitosi adolescente con la famiglia a Detroit, Jimmy inizia a esercitarsi sul trombone a soli quindici anni, e subito rivela le sue prodigiose qualità, poiché riesce a inserirsi in ogni tipo di tonalità e a sviluppare qualsiasi tipo di solismo pur non conoscendo la musica e non essendo in grado di leggere uno spartito. Trasferitosi a New York suona nelle orchestre di Fess Williams, di June Clark, di Elmer Snowden e in seguito si unisce al gruppo di Billy Fowler che ha nel suo organico il trombettista Tommy Ladnier, l’uomo che con Harrison è da ritenersi uno dei pilastri nella storia del jazz tradizionale. La potenza dell’attacco di Ladnier alla tromba, unita al potenziale espressivo di Jimmy rappresentano in quel momento una simbiosi unica. I due divengono rapidamente popolarissimi quando nel 1926 vanno a far parte dell’organico di Fletcher Henderson, dove incontrano altri protagonisti della storia del jazz come Joe Smith, Buster Bailey, Coleman Hawkins, Kaiser Marshall, e si rendono protagonisti di dialoghi memorabili nel corso di vari anni, fino al 1931, quando Harrison passa nell’orchestra di Chick Webb dopo una breve parentesi con Charlie Johnson.

Il trombone nel jazz

Figura leggendaria della storia del jazz degli anni Venti Jimmy Harrison è considerato come uno dei padri dell’impiego del trombone nel linguaggio jazzistico. La critica lo ritiene il musicista che ha saputo adattare al fraseggio del trombone lo stile di King Oliver e specialmente quello di Louis Armstrong. Harrison si caratterizza, fin dall’avvio della sua attività, come improvvisatore fornito di rilevante potenziale intuitivo e di una straordinaria ricchezza di eloquio. Fondamentale appare il raccordo che sa svolgere in sezione, quando si trova a far parte di gruppi di rilievo, come quello di Fletcher Henderson con cui il quale rimane più a lungo. Purtroppo all’apice del successo muore colpito da un cancro allo stomaco a New York il 23 luglio 1931.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".