Home C'era una volta Joe Cocker, piuttosto di cambiare vita cambio manager

Joe Cocker, piuttosto di cambiare vita cambio manager

SHARE

Dato molte volte per finito, Joe Cocker, sta vivendo nel 1991 l’ennesimo momento magico della sua carriera. L’anno è iniziato con un grandissimo concerto al Maracanà di Rio davanti a oltre sessantamila spettatori ed è proseguito con un’intensa attività dal vivo.

Un annuncio a sorpresa

Sembra tutto andare per il meglio quando, il 19 agosto, il cantante in una conferenza stampa annuncia di aver licenziato il suo manager Michael Lang e di aver chiesto a Roger Davies di prenderne il posto. La notizia fa sensazione perché sono in molti a credere che il rilancio delle azioni del cantante sia in gran parte dovuto alla capacità promozionale del suo manager. Cocker aggiunge che la sua decisione è definitiva, che non ci saranno ripensamenti. Il motivo? Lang sarebbe colpevole di averlo invitato a rallentare l’attività per non inflazionare la sua immagine.

Che razza di mondo è questo se devo pensare all’immagine?

I giornalisti lo subissano di domande. Il vecchio Joe ascolta in silenzio e poi sbotta: «Che razza di mondo è questo dove anche uno come me deve pensare all’immagine? Finora ho dimostrato troppa arrendevolezza verso chi voleva manovrarmi come uomo e come cantante. Penso di essere abbastanza intelligente per potermi permettere di gestire il mio personaggio come pare a me assumendomene tutti i rischi. Se uno nasce con un carattere se lo porta dietro finché campa e non saranno certo un produttore o un manager a cambiare il mio modo d’agire. So perfettamente che nell’ambiente circolano su di me una quantità enorme di stupidaggini e che nessuno mi ha mai preso sul serio, ma non me ne frega niente, tanto ho perso già da tempo il vizio di pianificarmi la vita. Alla mia età rivendico il diritto di andare avanti alla giornata e di fare qualunque cosa come se mi si presentasse per la prima volta. Non mi piacciono questi anni Novanta, falsi e retorici. Pazzo? No non sono pazzo. Potrei diventarlo, certo. Sappiate però che se ciò avverrà non sarà certo a causa di quegli sciocchi che mi girano intorno».

 

Previous articleAddio per sempre, Elvis
Next articleSan Marino, il primo Stato a impatto zero
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".