Home C'era una volta Johnny Dodds, un clarinetto con i colori del blues

Johnny Dodds, un clarinetto con i colori del blues

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Il 12 aprile 1892 a Waverley, nel Mississippi nasce il clarinettista Johnny Dodds, forse il più blues di tutti i suonatori di questo strumento.

A diciannove anni con Kid Ory

Nato in una famiglia povera e numerosa Dodds ha cinque fratelli, uno di quelli più piccoli diventerà il batterista Warren “Baby” Dodds. Trasferitosi con la famiglia a New Orleans inizia a suonare il clarinetto nel 1909 a diciassette anni e dopo solo due anni si esibisce già al fianco di Kid Ory con il quale resta fino al 1917. Fa anche parte di bande da parata come quella di Jack Carey e la Eagle Band del leggendario trombonista Frankie Duson, compagno di Buddy Bolden. Negli anni Venti se ne va a Chicago per unirsi alla Creole Jazz Band di Joe King Oliver, in sostituzione di Sidney Bechet. Nel 1924 si unisce per qualche tempo al trombonista Honore Dutrey prima di essere scritturato dal cornettista Freddy Keppard. Negli anni Trenta integra il lavoro musicale con l’attività di autista di taxi. Nel mese di maggio del 1939 inizia a soffrire di disturbi cardio-circolatori. Rallenta l’attività ma non smette. L’8 agosto 1940 a Chicago, nell’Illinois, viene stroncato da una emorragia cerebrale.

Una grande drammaticità

Johnny Dodds resta nella storia del jazz per il suo stile e per la sonorità unica. Il suo suono di colore cupo, scuro, suscita un senso immediato di drammaticità non solo nel registro basso ma anche in quello medio e medio-acuto. Si tratta di un suono e di un fraseggio drammatici, ma non melodrammatici, come nel caso di Bechet e Armstrong perché non c’è traccia d’influenza operistica in Dodds. Il suo senso drammatico è puramente blues ed è unito a una grande capacità di variare i colori sonori del suo strumento utilizzando le sfumature del registro basso di cui valorizza gli aspetti di suono legnoso.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".