Home C'era una volta Kenny Dorham, un trombettista senza modelli

Kenny Dorham, un trombettista senza modelli

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Il 30 agosto 1924 nasce a Fairfield in Texas Howard McKinsey, un trombettista destinato a lasciare un segno importante nell’età di mezzo del jazz con il nome d’arte di Kenny Dorham. Tra gli strumentisti più geniali e più richiesti dalle piccole formazioni che hanno vissuto l’avventura del be bop e quella immediatamente successiva del cool e dell’hard bop, si avvicina alla musica suonando e studiando il pianoforte anche se passa molto presto allo studio della tromba.

L’esperienza con Parker

Dotato di una tecnica molto efficace e spontanea, che gli consente di svariare a piacimento lungo l’intera scala melodica è particolarmente a suo agio nella scansione del fraseggio rapido e spezzato, tipico del boppers. Il suo debutto avviene nella Wiley College Band insieme a Russell Jacquet, fratello del più celebre Illinois. Da quel momento è un susseguirsi di esperienze che portano Kenny ad attraversare da protagonista un lungo periodo della storia del jazz seguendo negli anni Quaranta e Cinquanta un percorso che lo porta a collaborare con tutti gli artefici del più importante rinnovamento che questa musica abbia vissuto. Nel 1945 è con Dizzy Gillespie, l’anno dopo con Billy Eckstine e nel 1947 con Lionel Hampton. Nel 1948 suona con Mercer Ellington poi si aggrega a Charlie Parker con il quale resta per due anni fino al 1950. L’esperienza con Parker è estremamente importante, ma nella formazione del suo linguaggio musicale moderno resta decisiva l’eclettica alternanza di collaborazioni con formazioni dalla struttura e dallo stile diverso: delle big band come quelle di Eckstine e del figlio di Ellington a piccoli gruppi di boppers. Nei primi anni Cinquanta vagabonda come free lance alternando come sempre i piccoli gruppi alle band più corpose fino al 1955, anno in cui entra a far parte dei Jazz Messengers di Art Blakey e poi del gruppo di Max Roach, in sostituzione di Clifford Brown.

Mai avuto un modello

A partire dagli anni Sessanta non disdegna puntate in ambienti più aperti al rock esprimendosi con successo su sonorità e linee melodiche vicine al Miles Davis dei tempi migliori. Kenny Dorham rientra a pieno titolo nel grande filone degli innovatori dello stile della tromba, per lunghi anni dominata dalla forte personalità di Louis Armstrong. Interpellato su quali siano i suoi modelli lui sostiene di non averne mai avuti ma di aver cercato di “rubare” i segreti a tutti i trombettisti con i quali si è incontrato. In realtà ascoltando la sua musica appare chiaro che i principali modelli di riferimento sono riconducibili a una triade formata da Dizzy Gillespie, Miles Davis e Clifford Brown. L’atteggiamento della critica nei confronti di Kenny Dorham è stato ambivalente. Da un lato si è prodigata in elogi e applausi per il ruolo innovativo e di progresso nello stile e nei moduli espressivi del suo strumento. Dall’altro però lo ha accusato spesso di lasciarsi andare a eccessi di esibizionismo nel cercare strade ed effetti un po’ al di fuori degli schemi jazzistici. In realtà sono accuse che con il tempo hanno mostrato di essere ingenerose e figlie di un “purismo” che non ha retto di fronte alle evoluzioni figlie di mescole tra stilemi musicali diversi. Kenny Dorham è stato un grande innovatore è ha saputo, come altri, a partire da Miles Davis, guardare con interesse a territori nuovi, suggestivi e in gran parte inesplorati come il rock più aperto alle commistioni. Ha svolto un lavoro importante che gli è sopravvissuto e ha contribuito a far superare al jazz le secche di un’impostazione troppo scolastica e ripetitiva. Muore a New York il 5 dicembre 1972.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".