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La situazione disastrosa dei depuratori italiani

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Depuratori sotto accusa. Il rapporto Mare Nostrum 2016 di Legambiente conferma che in Italia il 40% delle acque non trattate finisce nei fiumi e quindi nel mare, come confermano le drammatiche notizie sullo stato delle coste.

Depuratori: i dati di Legambiente per “Mare Nostrum”

Nonostante i dati Ispra 2014, i quali riportano la conformità dei sistemi fognari delle acque reflue urbane e nonostante la buona copertura del servizio (99%), Italia Sicura (struttura governativa di missione contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche), riporta dati allarmanti circa l’inquinamento delle acque: nel 21% dei maggiori comuni italiani la rete fognaria non è allacciata a un depuratore, una pratica fondamentale per garantire la rimozione di scarichi inquinanti che inevitabilmente si riversano nei corsi d’acqua e nel mare.

Un primo dato riguarda un censimento delle acque per uso civile risalente al giugno 2014, secondo il quale al nord e al centro il 98% degli impianti di depurazione sono funzionanti, al sud si registra un 95% , mentre nelle isole, in particolare Sardegna e Sicilia, risulta essere inattivo il 13% degli impianti.

Secondo l’Istat, la copertura del servizio scende al 57%, con ben il 40% delle acque che non viene trattato se si considera la capacità di depurazione degli impianti con il carico inquinante generato nel territorio.

La realtà è che solo il 44% degli impianti italiani effettua un trattamento più particolareggiato di quello base (paradossalmente gli esempi più virtuosi si trovano al sud e nelle isole). La metà degli impianti infatti, affronta un trattamento di livello primario capace di abbattere solo parte del carico inquinante

La situazione peggiore è quella relativa agli impianti che scaricano in aree sensibili come laghi, mare e bacini fluviali: gli agglomerati conformi sono infatti solo il 33%.

Depuratori: 10 anni di ritardi

L’Italia sconta un ritardo di almeno 10 anni e, a partire da quest’anno, dovrà sborsare ben 480 milioni di sanzioni e quasi 800mila euro al giorno fino alla totale messa in conformità di tutte le infrastrutture dei sistemi di raccolta e trattamento degli scarichi fognari.

Nonostante la disponibilità dei fondi per lo sviluppo erogati per gli interventi nei settori di collettamento e depurazione delle acque, sostiene Legambiente, troppo pochi ne sono stati utilizzati e comunque, il loro contributo non ha corrisposto interventi efficaci e risolutivi per risolvere i problemi del sistema depurativo italiano.