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L’arsenico nell’acqua è uno scandalo tutto italiano

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arsenico nell'acqua

Giovedì 3 gennaio è scaduta l’ultima deroga per mettere a norma i depuratori e far sì che la quantità prevista di arsenico nell’acqua rientrasse a norma di legge secondo le regole vigenti in Europa.

L’arsenico nell’acqua è uno scandalo tutto italiano.

Si parla di deroghe appunto perché le Regioni italiani non a norma, in particolare nel Lazio, nonostante più volte sollecitate dalle istituzioni europee e dall’Oms nonché dalle associazioni dei consumatori, dai movimenti dei cittadini, hanno preferito prorogare i termini di legge, quindi agire in deroga, piuttosto che arginare i danni da arsenico. Che non sono pochi.

Per chi non conoscesse l’arsenico, questo è un potente veleno noto fin dall’antichità.
L’arsenico era conosciuto e utilizzato soprattutto in Persia e in altri luoghi. Poiché i sintomi dell’avvelenamento erano mal definiti, spesso veniva usato per omicidi mascherati.

Inizialmente come impurità presente nei minerali cupriferi ma poi scelto come allegante deliberatamente, l’arsenico già nell’Età del Bronzo, veniva spesso unito al rame per creare una lega con caratteristiche simili al bronzo. Si pensa che sia stato Alberto Magno il primo a isolare l’arsenico elementare, nel 1250.

Nel 1649 Johann Schroeder pubblicò due diversi modi per prepararlo. Nell’età vittoriana, tanto per citare ancora qualche esempio, l’arsenico veniva usato come cosmetico per migliorare la carnagione e l’aspetto del volto (il cosiddetto “pallore da arsenico”). L’arsenico è presente in natura nelle acque di falda, e viene rilasciato dai sedimenti nel sottosuolo.

Per questo motivo affinché l’acqua utilizzata diventi potabile viene depurata e sono le leggi internazionali a stabilire la quantità non tossica per l’uomo. In particolare questa non deve superare i 10 microgrammi a litro. L’arsenico è anche usato a livello industriale come agente legante, nella produzione di vetro, pigmenti, tessuti, carta, metalli adesivi e munizioni, nonché in pesticidi, additivi alimentari e farmaceutici, ed è presente nelle piante di tabacco.

Un’esposizione prolungata nel tempo all’arsenico contenuto nell’acqua potabile e nel cibo – questi i dati dell’Oms – può causare cancro, lesioni cutanee, malattie cardiovascolari, effetti sullo sviluppo, danni al sistema nervoso e diabete. Gli effetti invece di un’esposizione prolungata nel tempo di almeno cinque anni, attraverso l’acqua potabile e il cibo, ha avvertito l’Oms, iniziano dalla pelle, con cambiamenti nella pigmentazione, lesioni cutanee sulle palme delle mani e le piante dei piedi e possono essere precursori di un cancro alla pelle. Nonché determinare la morte.

La principale minaccia per la salute pubblica deriva dalle falde acquifere contaminate. Quindi bere acqua, mangiare cibo preparato e coltivazioni irrigate con acqua ricca di arsenico può causare un avvelenamento cronico, le cui manifestazioni più tipiche sono le lesioni cutanee e il cancro della pelle. Come detto giovedì è scaduta l’ultima deroga: nel Lazio, e in particolare nel Viterbese, molte famiglie dal primo gennaio non possono più utilizzare l’acqua del rubinetto di casa e delle fontanelle pubbliche, per via del contenuto di arsenico e fluoruro in quantità superiori ai limiti di legge. La storia dell’arsenico nell’acqua degli impianti italiani è nota da tempo.

Diversi acquedotti del Lazio non erano in regola con i limiti di sostanze velenose contenute nell’acqua, ma fino al 31 dicembre le deroghe concesse per risanare la situazione avevano permesso ai Comuni di non emettere alcuna ordinanza. La cessazione delle deroghe ha ora avuto effetto immediato e le Amministrazioni locali hanno dovuto emettere ordinanza di non potabilità.

Ad esser maggiormente colpiti dalle ordinanze di non potabilità per l’elevato contenuto di arsenico nell’acqua è la provincia di Viterbo. In particolare l’acqua non è potabile a: Civita Castellana, Bagnoregio, Blera, Bolsena, Canino, Capodimonte, Capranica, Caprarola, Carbognano, Civitella D’Agliano, Fabrica di Roma, Grotte di Castro, Ischia di Castro, Lubriano, Marta, Montalto di Castro, Monte Romano, Piansano, Ronciglione, Villa San Giovanni in Tuscia, Vetralla, Tuscania, Tessennano, Tarquinia e Viterbo.

Ordinanze di non potabilità dell’acqua anche a Roma nel XX municipio ed in provincia di Roma. Non possono bere l’acqua del rubinetto i cittadini di Velletri, Lanuvio, Civitavecchia Nord (dove le famiglie hanno ricevuto una card per ritirare gratuitamente 600 litri d’acqua ciascuna), Ardea, Canale Monterano, Mazzano Romano, Anguillara Sabazia, Ponton dell’Elce e Colle Biadaro.

Le ordinanze di non potabilità dell’acqua richiedono il rispetto di alcune regole da parte dei cittadini: non basta, infatti, non bere l’acqua che scorre dai rubinetti.

Nelle zone fuori legge, oltre al divieto di bere, infatti, è in vigore il divieto d’uso per cottura, reidratazione e ricostituzione di alimenti, il divieto d’uso per preparazione di alimenti e bevande, il divieto d’uso per pratiche di igiene personale che comportino ingestione anche limitata di acqua, come il lavaggio denti.

E’ consentito l’uso dell’acqua del rubinetto per igiene personale, tranne nei casi di presenza di specifiche patologie cutanee. Tra gli usi consentiti rientrano invece le operazioni di igiene domestica (lavaggio indumenti, stoviglie e ambienti), lo scarico del wc e l’utilizzo negli impianti di riscaldamento.

Daily Green continua ad avere segnalazioni di utenti e cittadini che comunicano quanto sia mancata da parte di alcuni comuni soprattutto nel viterbese persino un’informativa dettagliata sul divieto di bere l’acqua potabile. Daily Green non può che denunciare questa incredibile situazione. Questo è un vero scandalo tutto italiano.

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Castalda Musacchio
Giornalista professionista dal 2000, laureata e specializzata in Giornalismo e Comunicazioni di massa, in questi anni mi sono occupata, in particolare, dei rapporti tra media e società. Dopo aver lavorato per le principali testate giornalistiche e agenzie di stampa (ASCA, il Sole24ore, Geos, ed altre) per più di dieci anni sono stata in organico nel quotidiano Liberazione. Ideatrice e fondatrice del quotidiano Daily Green, da gennaio 2011 ricopro il ruolo di direttore responsabile della testata.