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L’arte del riciclo di Gregory Robin

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Gregory Robin nasce negli anni 70 a Chicago. vissuto fino a due anni fa negli Stati Uniti, la sua ultima dimora è stata Miami, ma la prima città ad inspirarlo, a farlo uscire dal guscio è stata New York, dove prende forma la sua vena artistica, nel suo loft a Brooklyn nascono i suoi primi quadri astratti.
Un giorno di un anno e mezzo fa arriva in Italia e si innamora di Roma, della cultura, dei cittadini e decide di rinnovarsi ancora, mette radici e da pittore si trasforma in scultore. La sua è una scultura del riciclo, totalmente ecologica.

Parlami del tuo ultimo progetto…
Colpito dal dilemma delle discariche italiane, ho iniziato a pensare ad un impatto positivo riguardante l’immondizia. Il mio obiettivo, un riutilizzo di cose gettate e sprecate, bottiglie di plastica, scarpe, giochi dei bambini, componenti dei computer, pezzi di legno, tutto ciò che viene gettato senza pensarci anche in mezzo ad una strada, un centro abitato. Dare quindi nuova vita a questi oggetti, ed al contempo preservare i magnifici paesaggi italiani, cercare d’inspirare anche altri a fare lo stesso, questa è la mia visione, il mio desiderio

Qual è l’obiettivo della tua arte?
Il mio obiettivo primario è raccogliere questi oggetti abbandonati dandogli una nuova dimensione attraverso una scultura dipinta. Le forme sono astratte, semplici ed allo stesso tempo sofisticate configurazioni. I differenti pezzi che vanno a formare la scultura, raccontano una storia. Da dove provengono? Cosa erano prima? Perché sono stati gettati e da chi? Vorrei che la gente pensasse a come vive, vorrei spingerli a vivere in maniera più coscienziosa.

Cosa ispira la tua arte?
La mia prima inspirazione è la natura, in ogni sua bellissima forma. Amo l’arte tribale degli antichi e dell’era moderna. Sono allo stesso tempo inspirato da molti artisti, Louise Nevelson, Robert Rauchenberg, George Herms and Jean Michel
Basquiat

Le tue idee riguardo il futuro?
Il mio sogno è di continuare la mia arte, magari in larga scala, arrivare a comunicare a più persone possibili. Vorrei anche lavorare nel terzo mondo, discarica dei nostri paesi, abbandonato troppo spesso al suo triste destino. India e Ghana hanno i problemi più grandi, persone e fiumi sono sempre più malati ed inquinati. Vorrei aiutare questi popoli, e con la mia arte mandare un messaggio alle grandi corporazioni affinché, smettano il loro spregevole incessante inquinamento.