Home C'era una volta Le notti bianche del Messico, i mondiali del ’70

Le notti bianche del Messico, i mondiali del ’70

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Il 31 maggio 1970 iniziano i Campionati Mondiali di Calcio del Messico, rimasti nell’immaginario collettivo per la storica e tiratissima vittoria della nazionale italiana per 4 a 3 sulla Germania. Tre sono le star principali della nazionale italiana che partecipa alla manifestazione. La prima è Gianni Rivera, vincitore della Coppa dei Campioni e della Coppa Intercontinentale con il Milan e fresco detentore del Pallone d’Oro 1969. La seconda stella è quella di Sandro Mazzola con due Coppe dei Campioni e una coppa Intercontinentale all’attivo nell’Inter, ma l’astro più trascinante per l’immaginario popolare è quello di Gigi Riva, ribattezzato da Gianni Brera “Rombo di tuono”, capocannoniere del campionato italiano e vincitore dello scudetto con la maglia del Cagliari. Il suo sinistro esplosivo sembra fatto apposta per sradicare ogni ostacolo.

Italia Germania 4-3

La semifinale degli azzurri contro la Germania Ovest è destinata a passare alla storia dei mondiali come una delle più belle partite mai disputate, anche se non manca chi sostiene che si sia trattato di una partita esaltante solo da punto di vista passionale e non sotto l’aspetto della tecnica calcistica. Uno dei sostenitori di questa tesi è Gianni Brera che su “Il Giorno” del 18 giugno 1970 scrive: «…Il calcio giocato è stato quasi tutto confuso e scadente, se dobbiamo giudicarlo sotto l’aspetto tecnico-tattico. Sotto l’aspetto agonistico, quindi anche sentimentale, una vera squisitezza, tanto è vero che i messicani non la finiscono di laudare (in quanto di calcio poco ne san masticare, pori nan)…». La partita si svolge sul tappeto erboso dello stadio “Azteca” di Città del Messico. L’Italia dopo otto minuti va in vantaggio con un tiro dal limite dell’area di Boninsegna. Per una squadra dalla difesa robusta e impostata sulla capacità di giocare di rimessa come l’Italia è un gol pesante che può valere l’accesso alla finale. Gli azzurri si difendono con ordine per tutto l’incontro, ma quando ormai stanno assaporando il successo finiscono per capitolare. Il pareggio arriva proprio allo scadere grazie a un intervento acrobatico di Schnellinger. Si va così ai supplementari che iniziano subito male. Nel primo tempo supplementare, infatti, Poletti, subentrato a Rosato, si fa tradire dall’emozione e consente a Müller di segnare il 2 a 1 con un tocco “di rapina”. I tedeschi non hanno nemmeno il tempo di esultare che, quattro minuti dopo Burgnich supera di sinistro il portiere Maier con un tiro da una decina di metri. Passano altri sei minuti e un’azione sulla sinistra di Domenghini mette il pallone sui piedi di Riva che, in area, dopo una finta ai danni dell’avversario diretto segna con un preciso diagonale. Il primo tempo supplementare finisce dunque con l’Italia in vantaggio per 3 a 2. Cinque minuti dopo l’inizio del secondo tempo supplementare, il solito Müller, servito di testa da Seeler, pareggia i conti. Non è finita. Passano soltanto due minuti e Rivera, raccolto in mezzo all’area avversaria un cross rasoterra di Boninsegna, fissa definitivamente il punteggio sul 4 a 3. Gli azzurri vanno in finale e l’Italia scende in strada a festeggiare.

La finale e i pomodori

La finale si svolge a Città del Messico in un clima decisamente ostile agli azzurri. Il pubblico messicano, infatti, tifa calorosamente a favore del Brasile un po’ per simpatia e un po’ per castigare l’Italia rea di aver eliminato la squadra di casa. Gli azzurri appaiono meno lucidi dei loro avversari, quasi che l’avvincente e tirata semifinale con i tedeschi li abbia scaricati psicologicamente. Dopo diciassette minuti il grande Pelè sigla il vantaggio del Brasile. Nonostante il gol la squadra italiana cerca di reagire. Pur non dando mai l’impressione di dominare i brasiliani gli azzurri acciuffano il pareggio al 37’ con una rete nata dalla caparbietà di Boninsegna. Il primo tempo termina sull’uno a uno. Nella ripresa la squadra italiana resiste fino al 65’ quando Gerson insacca alle spalle di Albertosi il gol del vantaggio brasiliano. Sei minuti dopo Jairzinho porta il Brasile sul tre a uno. Valcareggi prova a cambiare qualcosa. Al 75’ sostituisce Bertini con Juliano e a sei minuti dal termine toglie Boninsegna per far posto a Rivera. Il calvario italiano non è ancora finito perché quasi allo scadere del tempo regolamentare Carlos Alberto segna la quarta rete brasiliana. La partita finisce così, con un passivo decisamente eccessivo per il gioco mostrato dalla squadra italiana. L’Italia torna a casa con un amaro secondo posto. All’aeroporto di Fiumicino, inaspettatamente, i tifosi accolgono l’allenatore Valcareggi e l’accompagnatore azzurro Walter Mandelli con insulti e con il lancio di pomodori. La causa della contestazione è da ricercare nelle voci, alimentate da parte della stampa, di un presunto atteggiamento di allenatore e staff penalizzante nei confronti di Rivera.

https://www.youtube.com/watch?v=XPdVXb0p2P4

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".