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Libri, il rapporto Cepell-Nielsen 2011

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Libri
Presentato a Roma il Rapporto Cepell-Nielsen sull'andamento librario del 2011

Il 23 marzo scorso presso la Biblioteca Casanatense di Roma, il Presidente del Centro per il libro e la lettura, Gian Arturo Ferrari, ha illustrato il rapporto Cepell-Nielsen, L’Italia dei libri – Un anno, le stagioni, due trimestri a confronto.

Libri, i risultati 2011 della Nielsen

Un quadro completo sulla lettura e la vendita di libri

In questo denso studio, sono state studiate dalla Nielsen Company sia le abitudini di lettura che l’acquisto e il consumo di libri da parte degli italiani in un periodo di tempo che va da ottobre 2010 fino a dicembre 2011. Analizzando i dati di questa rilevazione, il Rapporto fornisce un quadro particolarmente dettagliato circa i comportamenti di acquisto e di lettura degli italiani per quanto concerne l’anno 2011, ne espone gli andamenti stagionali nei quattro trimestri e paragona, infine, i dati relativi all’ultimo trimestre 2010 con quelli dell’ultimo trimestre 2011.

Più lettrici che lettori

Basandosi sulle informazioni di un panel di più di 9.000 famiglie e relativo alla fascia di età ‘over 14’, il Rapporto delinea uno scenario di grande interesse in merito alle abitudini di lettura degli italiani e sull’andamento del mercato librario del nostro paese.

In prima analisi, vengono confermati alcuni dati già noti, come ad esempio il gap di circa 10 punti percentuali in favore delle donne sugli uomini per quanto riguarda l’inclinazione alla lettura, il maggiore orientamento a leggere dei giovani rispetto agli strati più anziani della popolazione, ma, soprattutto, la distanza che separa lo “zoccolo duro” di lettori forti (ossia il 5% della popolazione che legge più di un libro al mese e che compra complessivamente il 41% dei libri), il restante numero di lettori “deboli” e chi non compra e legge neppure un libro l’anno (circa metà della popolazione adulta).

Si comprano meno libri

Dall’indagine emerge che, nel 2011, circa 25,3 milioni di cittadini italiani (pari al 49% della popolazione) ha letto almeno un libro e che 22,8 milioni di persone (pari al 44% della popolazione) ha acquistato almeno un libro durante l’anno. Ma se confrontiamo questi dati con lo stesso trimestre dell’anno precedente, si scopre che si è perso circa il 10% di acquirenti (da 17 a 15,3 milioni di italiani) e che la spesa complessiva relativa all’acquisto dei libri è calata da 587 a 471 milioni di euro con una significativa flessione del 20%. In parole povere, si compra e si acquista di meno  e, parallelamente, si scelgono i libri più a buon mercato.

Il peso della crisi economica

Non c’è dubbio che la crisi economica, unitamente a un calo generale dei consumi, ha inciso nell’acquisto di un bene (il libro) considerato – a torto – secondario. Ma, di per sé, le difficoltà economiche non possono essere le sole spiegazioni plausibili di una crisi editoriale che sta mostrando crepe di natura strutturale. Né si è mostrata valida, per alcuni anni, la considerazione del carattere anticiclico del libro (ritenere che in tempi di crisi economica, la cultura potesse essere considerata un rifugio confortevole e sicuro). Come alcuni commentatori hanno messo in evidenza, “il carattere anticiclico del libro, come di molti altri beni, non è un dato di natura: è fortemente legato alla percezione che del valore e delle caratteristiche di quel bene hanno i consumatori”.

Gli effetti della Legge Levi

Anche l’introduzione della Legge Levi del 1 settembre 2011, invece che tutelare il mercato librario tramite una limitazione della politica degli sconti sul prezzo di copertina, ha probabilmente inciso in senso contrario inducendo, anche nei “lettori forti”, a considerare il fatto che non esistessero più sconti sui libri producendo un vero e proprio “errore di strategia” in quanto “proprio in un momento di crisi, in cui sarebbe stato essenziale rafforzare la percezione del carattere anticiclico del libro, si è data invece l’impressione di un giro di vite sui prezzi”. Specie in un periodo di grande crisi economica, che avrebbe dovuto consolidare “la capacità del libro di assicurare una soddisfazione protratta in cambio di una spesa relativamente bassa”, abbiamo, al contrario, assistito al fenomeno opposto e cioè la percezione del libro come un bene costoso.

Il crescente mercato degli e-book

Il Rapporto sottolinea anche la sempre maggiore importanza del mercato degli e-book. Sfatando un facile luogo comune che si stava affermando nel settore e cioè che il formato digitale del libro stesse sottraendo spazio al libro di carta. Cosa ci dice a tale proposito il Rapporto Nielsen? In primo luogo, la percentuale di acquirenti di almeno un e-book durante il 2011 è dell’1,1% con una crescita contenuta ma significativa se consideriamo la realtà tecnologica e informatica del nostro Paese. Ma la considerazione successiva è che l’avanzata dei libri digitali non compensa (se non in piccola parte) il calo delle vendite dei libri tradizionali. Fonti autorevoli del settore sostengono correttamente che i due mercati non sono necessariamente concorrenziali ma possono integrarsi tra loro. In Paesi più sviluppati dell’Italia sotto questo profilo, come gli Stati Uniti, il cartaceo e il digitale interagiscono tra di loro riuscendo a mantenere vitale il mercato e la propensione delle persone verso la lettura. Ma, laddove il mercato degli e-book è meno progredito, la perdita di acquirenti e lettori su carta non è (se non minimamente) bilanciata dall’aumento di lettori di libri elettronici.

L’editoria digitale italiana

In questo, soprattutto in Italia, l’editoria tradizionale ha visto nel digitale un concorrente minaccioso. E anche gli editori che, alla fine, si sono convinti a digitalizzare i loro cataloghi, l’hanno fatto più per sollecitazioni esterne che per effettiva convinzione, facendolo molte volte in maniera inefficace con scarsa promozione, poca attenzione alla qualità tecnica e limitati investimenti in competenze specifiche. L’editoria digitale, invece, “ha bisogno insieme di capacità editoriali consolidate e di forti capacità di innovazione: dividere queste competenze in soggetti radicalmente eterogenei, poco capaci di sinergie, potrebbe sul medio periodo costituire un problema notevole, che rischia di indebolire il nuovo ecosistema digitale”.

Conclusioni

Arrivati alla conclusione dell’analisi del Rapporto, è lecito porsi l’interrogativo di cosa fare per porre rimedio alla situazione di crisi del mercato editoriale sia per quanto riguarda la promozione del libro che della lettura stessa. È evidente che servono azioni coordinate capaci di incidere sia sul mercato editoriale tradizionale che su quello digitale. E ridare al libro, alla lettura e ai lettori quel “riconoscimento sociale” che, nel corso degli ultimi anni, ha perso molto smalto. Occorrono tutta una serie di iniziative che stimolino la propensione alla lettura verso i più giovani (da più parti si intensificano i tentativi di istituire “settimane della lettura” con promozioni e pubblicità a livello nazionale) e che siano in grado di far aumentare la visibilità del libro sui mezzi di comunicazione di massa (TV in particolare). E capire anche che, senza lo sviluppo degli e-book, esiste il serio rischio che le nuove generazioni possano concepire il libro come un qualcosa di estraneo al loro mondo valoriale. Occorre, pertanto, che “gli e-book siano ben visibili nell’ecosistema digitale, e che si lavori a promuoverne – e non a ostacolarne – la diffusione e l’uso”.

Foto tratta dal sito www.unadonna.it