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La liquirizia: digestiva, diuretica ed antinfiammatoria

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Liquirizia, una pianta dai mille benefici
Menzionata nel primo erbario della medicina tradizionale cinese, la liquirizia è usata in Asia da circa 5.000 anni per curare tosse, intossicazioni alimentari e disturbi al fegato.
 
Gli Sciti, una popolazione nomade arabica, nel settimo secolo prima di Cristo la usavano per le proprietà dissetanti. Essi, cibandosi solo di formaggi di capra e liquirizia, camminavano per ore nel deserto senza patire la sete grazie all’azione rinfrescante di questa preziosa radice.

Liquirizia, le sue proprietà medicamentose note agli Egizi

L’uso medicamentoso della liquirizia per le malattie dell’apparato respiratorio risale al tempo degli Egizi: numeroso bastoncini di liquerizia furono trovati nella tomba di Tutankamon. Anche i Greci la apprezzavano e Ippocrate ne parla spesso nei suoi scritti. I Romani ne facevano un estratto simile a quello odierno. I medici cinesi distillavano la radice che prescrivevano per molti mali. Era descritta come un potente afrodisiaco e nel Kama Sutra si trovano numerose ricette che la contengono. In Europa è stata introdotta solo nel XV secolo dai frati domenicani.

Liquirizia, le curiosità

In Inghilterra la liquirizia era coltivata sin dal sedicesimo secolo dai frati domenicani a Pontefract, nello Yorkshire, che ne detenevano il monopolio, per ordine del re. Essi iniziarono la tradizione di usarla nei dolciumi. producendo dolcetti a forma di moneta, preparati a mano con stampi di legno. Ne  producevano circa 30.000 al giorno. La tradizione continuò e nel ventesimo secolo vi erano 13 fabbriche che esportavano queste caramelle in tutto il mondo. Poi dal 1966 questa produzione è stata abbandonata fino al 1984, anno in cui è stata aperta una nuova fabbrica. Ogni anno, a Pontefract si tiene il festival della liquirizia.

“ʿerq sūs, yā ḥarranīn”: Liquirizia, o accaldati!. Questo è il richiamo in Egitto che risuona per le strade e che lanciano i venditori della bevanda popolarissima in tutto il mondo arabo: l’estratto di liquirizia diluito in acqua, chiamato sūs. Essi indossano un abito multicolore, con un predominante colore rosso, di foggia particolare, con un copricapo a forma di sombrero, con piccoli sonagli appesi al bordo della falda.Menzionata nel primo erbario della medicina tradizionale cinese, la liquirizia è usata in Asia da circa 5.000 anni per curare tosse, intossicazioni alimentari e disturbi al fegato, mentre in Europa è stata introdotta solo nel XV secolo dai frati domenicani.

Liquirizia, le proprietà

La liquirizia è digestiva, diuretica, antinfiammatoria, espettorante e protettiva della mucosa gastrica. Indicata contro tosse, mal di gola, catarro, cervicale e acidità gastrica esercita anche una blanda funzione lassativa.

La virtù che in passato ha reso celebre la liquirizia era quella dissetante: gli Sciti (popolazione nomade d’origine iranica) che si cibavano solo di formaggi di capra e liquirizia, camminavano per ore nel deserto senza patire la sete grazie all’azione rinfrescante di questa preziosa radice.

Questo suo effetto balsamico era il più apprezzato: in un trattato del Trecento dedicato all’Agricoltura, l’autore Palestro de’ Crescenzi affermava che “la regolitia masticata e tenuta sotto la lingua mitiga la sete e l’asprezza de la lingua e de la gola“, e nei testi medici settecenteschi, agli inappetenti e ai crapuloni, veniva raccomandato di bere prima e dopo i pasti un bicchierino di vino in cui fosse stata posta a macerare una radice di liquerizia.

Liquirizia, carissima nel Medioevo

Per questo la liquirizia fu, per secoli, di quasi esclusiva competenza della farmacopea: si comprava solo in farmacia, tagliata a pezzetti legnosi, ed era carissima.

Anche agli inizi del Novecento, soltanto in farmacia era possibile acquistare le scatolette tonde di metallo bianco e nero, contenenti le celeberrime Pasticche del Re Sole, ma fu solo nel primo trentennio che entrò ufficialmente a far parte dell’industria, grazie a una ditta dolciaria milanese che, nel 1932, lanciò sul mercato una pastiglia di liquirizia pesante esattamente un grammo, e fasciata in carta paraffinata bianca e verde: la mitica Golia, acquistabile solo in pasticceria.

Negli anni ’50, gli americani scoprirono (sempre un po’ più tardi di noi…) le proprietà calmanti e anti infiammatorie del prodotto, e decisero di pubblicizzarlo come “antidoto antifumo“, ossia capace di mitigare i danni di sigari e sigarette; da allora, in tutto il mondo, la liquirizia fu venduta anche in tabaccheria.

Dal Sessanta in poi, della dolcissima radice vennero dimenticate le virtù terapeutiche, ed esaltate soltanto quelle “golose“, esposte sui banchi dei negozi alimentari, racchiuse in grandi vasi di vetro e vendute in cartoccini: pesciolini, siringhe, anicini (minuscoli rombi), senateur (profumati alla violetta), bacchette, tronchetti rifascianti pasta di zucchero colorato e le classiche radici, messe in bocca e succhiate per estrarne il succo, sino a ridurle in una lunga barba legnosa.

Liquirizia, un po’ di storia

Glycyrrhiza
deriva dal greco ‘ dolce e ‘ radice,
cioè radice dolce; glabra significa liscia e si riferisce
al frutto levigato (glabro).
Teofrasto la citava come radice dolce della Scitia,
mentre Plinio e Dioscoride, oltre alla pianta,
decantavano i pregi del succo di liquirizia. Il decotto
di liquirizia, assieme ad altre sostanze vegetali, è
stato usato per il bagno di Budda, che si fa in occasione
della sua nascita (l’ottavo giorno dell’ottavo
mese dell’anno). La pianta di liquirizia si ritrova in
Italia non prima del XIII secolo.La liquirizia è una pianta erbacea perenne, alta 1-2 m, con
steli eretti e  con foglie alterne, composte, con 7-17 foglioline intere. I fiori sono riuniti in grappoli, eretti all’ascella delle foglie,
di colore azzurro porporino. Il frutto è un piccolo
baccello appiattito.Le radici e
gli stoloni sono raccolti al termine del terzo o quarto
anno di coltivazione. Le piante sono rimosse dal
terreno, in autunno, preferibilmente quando non
presentano ancora i frutti, per assicurare una maggior
dolcezza. Le radici e gli stoloni vengono poi
lavati ed asciugati all’aria per quattro-sei mesi,
quindi tagliati e legati insieme. Esistono numerose varietà
commerciali di liquirizia, ottenute da piante
spontanee o semispontanee, tra cui quella spagnola
(typica), russa (glandulifera) e persiana (violacea).
Le radici di liquirizia, caratterizzate da un odore ed
un sapore tipici, vengono tagliate in bastoncini di
10-15 cm di lunghezza. Presentano una superficie
grigio-bruna, striata longitudinalmente.Ha un odore terroso ed un sapore dolce, mucillaginoso.La pianta è endemica nel nord-est dell’Africa e nel sud dell’Asia; le sue radici hanno un sapore dolciastro simile a quello delle radici di G. glabra. Viene
indicata come liquirizia indiana ed utilizzata come
la comune liquirizia nella medicina ayurvedica.
Proprietà ed impiego terapeutico. La liquirizia possiede
proprietà antiflogistiche, espettoranti e spas –
molitiche. La glicirrizina allo stato puro (un tempo
in commercio con il nome di Carbenoxolone®)
aumenta i livelli plasmatici di secretina e di conseguenza aumenta il tono dello sfintere pilorico riducendo
il reflusso duodeno-gastrico   riduce
la secrezione acida gastro-duodenale
inoltre riduce a livello gastrico la secrezione di pepsina
(responsabile delle lesioni ulcerose gastriche)
e l’attività peptica, aumenta la produzione
di muco da parte delle cellule mucipare.Per queste ragioni
la glicirrizina ed i preparati di liquirizia sono
stati impiegati nell’ulcera peptica.
Attualmente la glicirrizina non viene più utilizzata
come tale per i suoi ben noti effetti mineralcorticoidi
sviluppa edemi, ipertensione,
. Questo effetto
mineralcorticoide è molto meno evidente con l’uso
di estratti totali di liquirizia in quanto il fitocomplesso
rende la glicirrizina meno biodisponibile. Inoltre
i flavonoidi ed i calconi presenti nella droga
amplificano l’azione antiflogistica ed antimicrobica
del fitocomplesso e ne migliorano l’azione antiulcera.Alla liquirizia viene anche attribuita un’attività
antiestrogena dovuta sia alla glicirrizina, che possiede
una affinità (anche se debole) per le globuline che
legano gli ormoni sessuali, che ai flavonoidi. La liquirizia
riduce poi gli spasmi della muscolatura liscia
bronchiale e fluidi fica il muco; per questo è presente
in preparati utili nei casi di tosse, raffreddore, bronchite.
Comunque, di recente è stato osservato che il
flavonoide isoliquiritigenina agisce sia da spasmolitico
che da spasmogeno. È stato inoltre mostrato
che il composto gabridina si comporta da antifungino
e che l’acido glicirretinico ostacola le infezioni
vulvo-vaginali da Candida albicans.Sia la glicirrizina che l’acido glicirretico
possiedono proprietà antinfiammatorie che potrebbero spiegare
l’efficacia della liquirizia nel trattamento delle infiammazioni
gastrointestinali. La liquirizia è un antico rimedio per i disturbi gastrici.

Liquirizia, consigliata dai medici greci

La liquirizia (radix dulcis) veniva consigliata dai medici greci per
curare le ulcere dello stomaco e dai medici arabi per curare la tosse ed alleviare gli effetti collaterali dei lassativi. Più di recente è stata raccomandata per il trattamento delle ulcere
gastroduodenali. Derivati semplici dell’acido glicirretico, come il carbenoxolone e la liquirizia deglicirrizinata (DGL), sono stati adoperati per lungo tempo per il trattamento dell’ulcera gastrica.
Il carbenoxolone è stato il primo farmaco in grado di accelerare la guarigione dell’ulcera peptica attraverso un meccanismo che non prevedeva l’inibizione della secrezione acida. Tuttavia, visti gli effetti collaterali associati all’uso di derivati della liquirizia e la disponibilità di farmaci sintetici più sicuri ed efficaci, l’impiego della liquirizia è notevolmente diminuito. In genere si utilizzano infusi o decotti (1-4 g 3 volte al giorno) oppure un estratto di liquirizia (0,6-2 g).

In commercio si trova infine il sugo di liquirizia o la liquirizia in bastoncini che si prepara schiacciando e macinando le radici di G. glabra. Si ottiene una polpa che si fa bollire con acqua, quindi si decanta, si comprime e si evapora al fuoco.
Una volta concentrato, l’estratto si lavora ancora caldo su lastre
di marmo oleate per ottenere le forme e le dimensioni
desiderate, quindi si essicca. I bastoncini di liquirizia
si presentano nerastri o bruno-nerastri, lucenti.
Contiene acqua, glicirrizina, zuccheri, sostanze insolubili in acqua.

La liquirizia assunta in elevate quantità (1,3 g/die) e per un periodo lungo (3 mesi), può modificare il metabolismo dei carboidrati e dei minerali; può inoltre provocare ritenzione di acqua e ipopotassemia, ma non ipertensione. Da utilizzare, comunque,
con cautela negli ipertesi, nei cardiopatici e nei pazienti con insufficienza renale ed inoltre nei pazienti trattati con digitalici o corticosteroidi. Al riguardo è stato dimostrato che la liquirizia come tale non provoca ipertensione e ritenzione di acqua, al
contrario dei suoi componenti allo stato puro.

LE ERBE IN CUCINA

Dessert di liquirizia

Ingredienti:
500 ml di latte
4  uova
1 cucchiaio di liquirizia pura a pezzi
250 g di zucchero

Bollite il latte in un pentolino con la liquirizia e 50 gr di zucchero; quindi lasciate in infusione per circa due ore.

Ponete le uova in un contenitore e lavoratele con 50 gr di zucchero per qualche minuto; unite il latte lentamente e sciogliete il composto continuando a mescolare.

Preparate il caramello bollendo 150 gr di zucchero in 4 cucchiai di acqua fino ad ottenere un composto color oro (ricordate di non mescolare mai); versate il caramello in 6 stampini per dessert e riempiteli per 2/3 con il composto di latte.

Cuocete a bagnomaria nel forno a 180° per 40 minuti e servite tiepido.