Home C'era una volta Natty Dominique, instabile eroe del jazz delle origini

Natty Dominique, instabile eroe del jazz delle origini

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Il 2 agosto 1896 nasce a New Orleans, in Louisiana, il trombettista Natty Dominique, uno dei personaggi leggendari del jazz delle origini. Il suo modo di suonare è fortemente ispirato alla linea e allo stile di trombettisti come Freddie Keppard, del quale riprende le cadenze e la ricchezza dell’eloquio.

L’esperienza con Jelly Roll Morton

Zio di Don Albert e cugino di Barney Bigard, Natty esordisce nella sua città natale nel 1912 con l’Imperial Brass Band di Emmanuel Perez prima di trasferirsi a Chicago seguendo il flusso migratorio degli afroamericani verso i centri industriali del nord degli Stati Uniti. Nel 1914 è con Jimmie Noone. Nonostante la scarsa documentazione discografica di quel periodo le testimonianze storiche raccontano di una rapida evoluzione stilistica destinata a completarsi nel 1923 quando entra nel gruppo di Jelly Roll Morton, l’artista che si è autodefinito l’inventore del jazz.

Il miglior periodo precede la crisi

Chiusa nel 1924 l’esperienza con Morton, dopo un breve periodo di permanenza nell’orchestra di Carroll Dickerson, Natty Dominique si unisce al clarinettista Johnny Dodds con il quale vive certamente l’esperienza più esaltante e positiva della sua carriera di musicista. Gli assoli realizzati utilizzando come base di lancio il forte potenziale lirico che Dodds sa sprigionare dal blues, risultano fra gli esempi più significativi dello stile New Orleans per tromba. Vari problemi psichici perseguitano la sua carriera e ne rendono difficoltoso il cammino artistico. Per larga parte degli anni Trenta, infatti, scompare dalla scena jazzistica finendo dopo varie traversie a lavorare come facchino all’aeroporto di Chicago. Torna a suonare nel 1940 per un breve periodo e poi scompare fino al 1952 quando lo si vede di nuovo in scena nella formazione di Baby Dodds. Non ci resta per molto. Ancora una volta scompare nel nulla senza lasciare tracce consistenti. Molte sono le storie che si raccontano sulla sua vicenda artistica,. Ma è difficile distinguere tra verità, leggenda e pura fantasia. Muore ultraottantenne il 30 agosto 1982.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".