Home C'era una volta Oliver Johnson, batterista per caso, jazzista per passione

Oliver Johnson, batterista per caso, jazzista per passione

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Il 5 dicembre 1944 nasce a Oakland, in California, il batterista e percussionista Oliver Johnson, uno dei protagonisti del jazz europeo della fine del Novecento.

La tromba, il coro e poi la batteria

L’incontro con la musica avviene con strumenti diversi da quello che lo renderà famoso. Da giovane infatti impara a suonare la tromba e nel tempo libero canta in uno dei tanti cori religiosi della sua città. La svolta avviene per caso tra il 1962 e il 1963 quando durante il servizio militare apprende la tecnica delle percussioni e soprattutto della batteria. Nel 1964 suona in vari gruppi latino-americani e l’anno seguente, incontrato Don Raphael Garrett, decide di dedicarsi al jazz, lavorando in sala di registrazione con il pianista Denny Zeitlin e suonando con Bobby Hutcherson, Dewey Redman, Sam Rivers, Johnny Griffin, Dexter Gordon, Andrew Hill e altri.

Un assassinio impunito

Alla fine degli anni Sessanta seguendo le orme di molti altri jazzisti lascia gli States e si trasferisce in Europa, dove suona e registra, tra gli altri, con Alan Silva nel 1970, Jean-Luc Ponty nel 1971, Anthony Braxton nel 1972, Gato Barbieri, Eje Thelin, Rolf e Joachim Kuhn, David Murray e molti altri. Dal 1977 fa parte regolarmente del gruppo di Steve Lacy con il quale registra una mezza dozzina di dischi per varie etichette. Contemporaneamente con Takashi Kako e Kent Carter dà vita al trio TOK, con cui incide tre dischi. Il 26 marzo 2002 Johnson viene trovato senza vita su una panchina in Rue Pierre Lescot a Parigi. Le indagini della polizia non approdano a nulla. Il suo assassino resterà impunito.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".