Home C'era una volta Oliver Nelson, sassofonista e compositore improvvisativo

Oliver Nelson, sassofonista e compositore improvvisativo

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Il 4 giugno 1932 a St. Louis, nel Missouri, nasce il sassofonista e compositore Oliver Nelson, uno dei più grandi e geniali forgiatori del linguaggio contemporaneo della musica improvvisativa afro-americana. Suo fratello è sassofonista nell’orchestra di Cootie William e anche la sorella è una musicista assai dotata.

Dal pianoforte al sax

Oliver inizia a studiare il pianoforte all’età di sei anni e il sassofono a undici. Ancora in età scolastica ottiene la prima scrittura professionale. Tra il 1947 e il 1948 suona con i Jeter-Pillars e con l’orchestra di George Hudson, nel 1949 è al fianco di Nat Towles, mentre l’anno dopo entra a far parte della big band di Louis Jordan, con la quale resta fino a tutto il 1951. Nel 1952 venne chiamato alle armi in Marina e fino al 1954 suona nella band della III Divisione, esibendosi anche in Giappone. Al ritorno dal servizio militare si iscrive alla Washington University, dove studia Teoria e Composizione, proseguendo gli studi in seguito alla Lincoln University. Nel 1959 si trasferisce a New York, dove suona con Erskine Hawkins, Wild Bill Davis e Louis Bellson. Nel 1960 compone il suo splendido quintetto per strumenti a fiato, l’anno dopo scrive un ciclo di brani per contralto e pianoforte, mentre nel 1962 scrive Dirge per orchestra da camera. Nel frattempo si fa notare anche per le sue doti di eccellente arrangiatore e vari autori quali Quincy Jones iniziano a richiedergli composizioni e arrangiamenti.

Compositore e leader

In quegli anni inizia anche a distinguersi come leader di piccoli gruppi tra i quali spiccano quelli con Bill Evans, Eric Dolphy e Freddie Hubbard e, soprattutto, di big band. Queste ultime costituiscono il più valido banco di prova per le sue efficacissime composizioni e per i suoi complessi e sofisticati arrangiamenti. Alla fine degli anni Sessanta si trasferisce in California alla fine degli anni Sessanta, proseguendo la sua opera di compositore improvvisativo. Sassofonista egregio la cui tecnica risente di influenze delle matrici bluesy di Jimmy Forrest, arricchite dai segni stilistici di Wardell Gray Nelson è ricordato soprattutto o per le sue straordinarie doti compositive. Incisioni come Stolen Moments, Patterns, Afro-american Sketches, Hoe-Down, Cascades e Swiss Suite, registrata con Gato Barbieri, dimostrano una non comune ricchezza di idee, un background tecnico solidissimo e invidiabile, una straordinaria sensibilità nel sublimare ogni dato stilistico in un quadro modernissimo ma rigorosamente inserito nella più ortodossa tradizione afro-americana. Muore a Los Angeles il 28 ottobre 1975.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".