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Piero Balzoni: “La mia Roma, arrogante e violenta”

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Piero Balzoni
Lo scrittore romano Piero Balzoni

Nell’immaginario collettivo contemporaneo, la rappresentazione di Roma è spesso associata ad aggettivi come cinica, prepotente e amorale. Non c’è dubbio che il decadimento delle forme civiche di convivenza sociale unito ai molteplici fenomeni di corruzione amministrativa e politica hanno molto contribuito a quest’immagine di decadenza urbana. Ma come viene realmente vissuta ogni giorno la società capitolina? E quali sono i principali cleavages sociali che la caratterizzano? Nel suo romanzo d’esordio, Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone, 2015), lo scrittore romano Piero Balzoni ne ha fornito una raffigurazione particolarmente aderente alla realtà quotidiana. Daily Green l’ha intervistato per approfondire tali aspetti.

Piero Balzoni ci descrive la sua Roma

Piero Balzoni, benvenuto sulle pagine di Daily Green. In primo luogo, volevo chiederti di presentarti brevemente al nostro pubblico. Chi è Piero Balzoni?

Sono nato a Roma, dove ho sempre vissuto e nonostante i miei tentativi di abbandonare questa città, in realtà, non l’ho mai tradita. Da diversi anni lavoro come script editor e sceneggiatore per la tv, oltre a scrivere racconti su riviste e antologie. Come uccidere le aragoste è il mio primo romanzo. Insomma più che uno scrittore sono uno che scrive.

Entriamo nel vivo della nostra chiacchierata. E ti chiedo. Quali sono i punti di riferimento letterari e gli autori preferiti di Piero Balzoni?

Non so se sia una buona cosa avere dei punti di riferimento in letteratura. Leggere dovrebbe essere un gesto impulsivo, mentre scrivere un’azione ragionata. Però è vero che esistono testi che mi hanno cambiato e autori che per questo motivo ho desiderato approfondire. Jack London è uno di questi autori. È un peccato che uno scrittore dalla produzione sconfinata, come lui, da molti sia conosciuto solamente per Zanna Bianca. La sua vita, di fatto raccontata in Martin Eden, dovrebbe essere un esempio per tutti quelli che si accostano al mondo della scrittura. Ma romanzi come Il tallone di ferro, oppure racconti e novelle come Una bella bistecca e il ciclo del Grande Nord appartengono alla mia formazione post-adolescenziale. Ammetto che il primo amore invece è stato Franz Kafka con La metamorfosi. Quando ho cambiato scuola, alle elementari, la mia nuova maestra sfruttò poi quella mia lettura spontanea per catapultarmi nel mondo di George Orwell con La fattoria degli animali. Adesso che ci penso, sono tutti quanti testi che in effetti mi hanno portato, senza consapevolezza, a definire la mia poetica.

Allora Piero Balzoni, Come uccidere le aragoste (Giulio Perrone, 2015) è il tuo romanzo d’esordio e ti ha consentito di vincere il premio Orlando Esplorazioni. Ti va di parlarcene brevemente? E, soprattutto, cosa ti ha ispirato nell’ideazione e quanto tempo hai impiegato per realizzare il libro?

Sull’ispirazione non saprei cosa rispondere. A me sembra che le idee stiano in un luogo che conosciamo ma in cui ogni volta ci portano bendati. Comunque se scopro dov’è che conduce Piero Balzoni, prometto che te lo dico. Ho impiegato circa cinque anni per arrivare alla stesura definitiva del romanzo, escludendo il lavoro sulle bozze, fatto insieme a Mariacarmela Leto, direttrice editoriale della Giulio Perrone Editore, spesi in gran parte alla ricerca dell’unità stilistica, che personalmente trovo l’obiettivo più importante da raggiungere e in base al quale valuto anche gli altri autori. Poi è arrivata la fase dei premi letterari. Come uccidere le aragoste ha partecipato a diverse fasi finali e ha ottenuto un secondo posto prima di approdare al Premio Orlando Esplorazioni, la rivista di Paolo Di Paolo. Tenevo molto a questo concorso e il giudizio con cui Dacia Maraini ha premiato il manoscritto mi è sembrato un importante riconoscimento al mio lavoro.

Al di là dei vari personaggi e delle loro caratterizzazioni, sembra proprio che dalle pagine del tuo libro emerga una protagonista silenziosa ma dominante: Roma. È davvero così secondo Piero Balzoni?

Roma è la mia città, ma è una città violenta. Per quanto mi riguarda io credo che, per rendere credibile una storia, sia necessario prima di tutto conoscere i personaggi e l’ambientazione che stiamo raccontando, dunque non potevo che parlare di Roma. Volevo che il personaggio di Luca, il mio protagonista, si scontrasse continuamente con le ingiustizie della metropoli, che ne attraversasse tutti i livelli di degrado. Per questo devo dire che ambientare Come uccidere le aragoste in un’altra città sarebbe di fatto impossibile.

Nella metafora che da il titolo al libro di Piero Balzoni, le aragoste non sono altro che i ricchi, i facoltosi. Le aragoste se ne stanno ben al riparo della loro corazza proprio come i benestanti nei loro SUV e cercano di sfruttare qualsiasi tipi di agevolazione che la società gli offre per mettersi sempre al riparo da qualsiasi pericolo. Mi viene in mente una vecchia canzone di Frankie HI-NRG Quelli che benpensano specie quando il cantante torinese canta “il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro”. E allora, per Piero Balzoni, come riesce a “uccidere” le aragoste Luca, il fratello della vittima?

Non sei il primo che me lo fa notare. Anzi, sarebbe bello immaginare un incontro con Frankie HI-NRG e una chiacchierata sulle nostre città. Il suo pezzo appartiene ai grandi successi degli anni novanta ma la situazione, come vedi, non è cambiata. Anzi, direi che è peggiorata.

Luca magari potrà sembrare un ragazzo confuso, il suo in fondo è uno sballato piano di vendetta ma di certo è nel giusto. Per lui la “morte” delle aragoste non può che essere simbolica, soprattutto per i modi e le armi che utilizza durante la missione. Un gesto che somiglia di più a un atto rivoluzionario, se vogliamo.

Quali sono i progetti in cantiere di Piero Balzoni, nella vita e nell’editoria?

I due aspetti combaciano. Scrivo di quel che vivo e vivo di quel che scrivo. Ma ho fatto una promessa ai miei lettori, presenti e futuri: scrivere soltanto di ciò che sento davvero. Per questo ora sto lavorando a una novella che ha per protagonista uno strano animale. Come al solito.

Foto tratta dal blog letteratitudinenews.wordpress.com