Il 28 novembre 1969 la mobilitazione dei metalmeccanici, impegnati in una difficile trattativa per il contratto, tocca il culmine quando centomila lavoratori e lavoratrici arrivati con cinque treni speciali e centinaia di pullman, sfilano per la prima volta nella vie di Roma in una grande manifestazione nazionale. È la risposta delle organizzazioni sindacali a seguito della rottura delle trattative voluta dalla Confindustria.
La qualità del lavoro
Al centro delle manifestazioni non c’è soltanto la richiesta di un aumento dei salari che sono tra i più bassi d’Europa ma la stessa qualità del lavoro. Sono soprattutto le giovani generazioni a chiedere il rispetto dei diritti e della dignità umana. Dopo il 1968, l’anno che ha segnato l’inizio anche in Italia della contestazione studentesca con l’occupazione delle scuole e delle università, nel 1969 irrompono sulla scena gli operai. Tra settembre e dicembre di quell’anno la questione operaia esplose con una forza e una radicalità inaspettata. In un periodo che vede la scadenza di trentadue contratti collettivi di lavoro che interessano cinque milioni di lavoratori dell’industria, dell’agricoltura e di altri settori viene rimesso in discussione l’intero sistema dei rapporti e delle relazioni industriali sui luoghi di lavoro e nella società. L’11 settembre si svolge in tutta Italia il primo grande sciopero dei metalmeccanici. Scendono in piazza le cosiddette “tute blu” per la grande prima mobilitazione generale di un periodo destinato a restare nella storia con il nome di “autunno caldo” nel quale milioni di lavoratori e lavoratrici, in grande prevalenza giovani, chiedono salari più adeguati, ma anche nuove condizioni di lavoro e di vita.
Lo statuto dei lavoratori
La più grande conquista dell’autunno caldo sarà lo “Statuto dei lavoratori” o, come recitano i codici, la Legge n° 300 del 20 maggio 1970 intitolata “Norme sulla tutela della libertà e dignità del lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nel luoghi di lavoro e norme sul collocamento’”. Sono norme che non riguardano specificatamente l’attività sindacale ma l’insieme del rapporto di lavoro. Per la prima volta in Italia viene adottato un quadro normativo che comprende una serie di articoli sulla dignità e sui diritti dei lavoratori fra i quali il divieto delle indagini di opinione da parte del datore di lavoro, la limitazione dei trasferimenti ai casi di necessità comprovata, la regolamentazione degli accertamenti sanitari e delle sanzioni disciplinari. Nel nuovo millennio alcune di quelle conquiste verranno cancellate.