Home C'era una volta Ray Ventura, protagonista dell’epoca d’oro del music hall

Ray Ventura, protagonista dell’epoca d’oro del music hall

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Il 29 marzo 1979, in un piccolo albergo di Palma di Majorca muore Ray Ventura, uno dei protagonisti di primo piano dell’epoca d’oro del music hall francese, l’artefice della saldatura in chiave swing del grande jazz orchestrale degli anni Trenta con le seduzioni e lo spirito degli chansonniers

Collegiali di lusso

Raymond Ventura detto Ray nasce a Parigi il 16 aprile 1908 e scopre il jazz quando ancora porta i calzoni corti ascoltando le prime incisioni un po’ gracchianti che arrivano in Francia dagli Stati Uniti. Nel 1924 ha sedici anni, frequenta il liceo “Jeanson De Sailly” e se la cava egregiamente al pianoforte. Proprio tra le mura di quella scuola nasce l’idea di dare vita a un gruppo musicale insieme a un pugno di compagni di scuola. La piccola orchestra che in onore del luogo dove è nata e della condizione sociale dei suoi componenti prende il nome di Collégiens (Collegiali) inizia ad animare le notti del quartiere. Più passa il tempo e più quella che sembrava un’esperienza nata per gioco prende una consistenza artistica. Nel 1928 l’orchestra registra i primi brani per la casa discografica Columbia. Il grande successo di Ray Ventura et Ses Collégiens è legato a scelte innovative che riguardano l’impianto scenografico, l’impostazione musicale e la scelta del repertorio. L’orchestra non si limita a proporre i brani più famosi del jazz orchestrale statunitense, come fanno più o meno tutti i gruppi di quel periodo, ma allarga il proprio repertorio con brani della tradizione sinfonica, canzoni popolari o successi del momento, riarrangiando tutto in chiave jazzistica. Nella seconda metà degli anni Trenta le loro canzoni, soprattutto Tout va très bien madame la marquise, accompagnano le speranze e i timori della Francia durante l’esperienza del Fronte Popolare. Per Ray Ventura et Ses Collégiens si aprono anche le porte del cinema mentre le case discografiche se li contendono a peso d’oro.

La fuga e il ritorno

Proprio nel periodo di maggior successo dell’orchestra la Francia viene invasa dalle truppe della Germania nazista. Di fronte alle prime scelte antisemite del governo collaborazionista francese Ray Ventura, che ha un organico molti musicisti d’origine ebrea, decide di lasciare la Francia e di trasferirsi in Svizzera. Nel 1941, quando se ne vanno in Sudamerica per una lunga tournée Ray Ventura et Ses Collégiens hanno una formazione in parte nuova nella quale si fa notare uno sconosciuto chitarrista che risponde al nome di Henri Salvador. L’orchestra diventa popolarissima in Brasile e Argentina dove registra anche una serie di album importanti che mostrano interessanti aperture verso le strutture ritmiche del samba. Nel 1944 con l’inizio della Liberazione della Francia finisce anche l’esilio di Ray Ventura che dopo aver sciolto l’orchestra torna in patria. Il ritorno in Francia di Ray Ventura non coincide con l’immediata ripresa delle attività della sua orchestra. Indeciso sul da farsi per qualche tempo pensa davvero di lasciar perdere tutto. Quando oramai tutti pensano che sia un’esperienza chiusa Ray Ventura et Ses Collégiens tornano in attività con una serie di concerti alla Salle Pleyeil di Parigi affollati all’inverosimile. Il nome del gruppo è lo stesso ma la musica è diversa, meno jazzata e più aperta alle esperienze delle orchestre da ballo del dopoguerra. I gusti del pubblico stanno, però, rapidamente cambiando e per sfuggire al destino di ripetersi all’infinito sull’onda della nostalgia all’inizio degli anni Cinquanta Ray Ventura chiude l’esperienza e scioglie l’orchestra dopo una lunga tournée d’addio.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".