Home C'era una volta Renato Fiacchini, in arte Zero

Renato Fiacchini, in arte Zero

SHARE

Il 30 settembre 1950 nasce a Roma Renato Fiacchini, destinato a ottenere un notevole successo con il nome di Renato Zero.

I sorcini

Deciso a sfruttare l’immagine di personaggio ambiguo, sullo stile del David Bowie del periodo glam, debutta come cantante nel 1974 con l’album No mamma no, seguito l’anno dopo da Invenzioni. Dotato di grande carisma diventa protagonista, in breve tempo, di un vero e proprio culto di massa che decreta il successo delle sue canzoni e l’affollamento fino all’inverosimile dei suoi spettacoli. Dopo Trapezio del 1976, gli album Zerofobia del 1977 e Zerolandia dell’anno dopo segnano la sua definitiva consacrazione tra i grandi della musica italiana. I suoi fans, da lui chiamati “sorcini” lo considerano il capo di una grande famiglia che viene raccolta sotto il tendone dei suoi spettacoli.

Il declino e la rinascita

I suoi successi di questo periodo non si contano. Verso la metà degli anni Ottanta il suo personaggio pare declinare, con l’affermarsi di nuovi miti e nuove mode musicali. Addirittura il 30 settembre del 1990 dichiara la sua intenzione di esibirsi per l’ultima volta in un grande concerto, ma non mantiene la parola. L’anno dopo, infatti, va al Festival di Sanremo dove presenta Spalle al muro, un brano scritto per lui da Mariella Nava che segna, a pochi mesi di distanza, un nuovo inizio della sua carriera. Nel 1995, recuperata la sua antica voglia di stupire torna a esibirsi in un lungo tour tutto esaurito. Da quel momento non si è più fermato.

Previous articleEnzo Pietropaoli, un contrabbasso di gran classe
Next articleEddie Engels, una tromba disponibile alle collaborazioni
Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".