Home C'era una volta Spencer Clark, il sax basso divenuto pilota

Spencer Clark, il sax basso divenuto pilota

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Il 15 marzo 1908 nasce a Baltimora, nel Maryland, il sassofonista Spencer Clark.

L’indecisione delle origini

Spencer muove i primi passi nella musica cimentandosi con vari strumenti a fiato e con un mandolino recuperato chissà dove. Quando è ancora indeciso sullo strumento la sorte sceglie per lui. Nel 1923, infatti, a soli quindici anni ottiene il suo primo ingaggio professionale come sassofonista a New Rochelle, una cittadina vicino a New York. Ammiratore di Adrian Rollini, considerato uno dei più grandi virtuosi di sax basso che il jazz abbia avuto, si dedica a quello strumento cogliendo anche l’opportunità di sostituire lo stesso Rollini in seno ai California Ramblers riuscendo a non far avvertire l’assenza del maestro. Nel 1926 suona al Ramblers Inn con un gruppo da lui stesso formato, i Little Ramblers, di cui fanno parte, tra gli altri, il pianista Lennie Hayton e il chitarrista Carl Kress. Chiusa questa esperienza entra a far parte dei Vagabonds con Tommy Dorsey e poi degli University Six.

Un pilota al sax

È il suo sodalizio con i Gufus Five e con i California Ramblers, due gruppi che comprendono più o meno gli stessi musicisti (Chelsea Quealey, Al Philburn, Sam Ruby, Jack Russin, Pete Pumiglio, ecc.) a consentirgli di affermarsi come l’unico grande rivale di Rollini al sax basso. Nel 1928 Spencer Clark si trasferisce in Europa per suonare con l’orchestra di George Carhart, avendo come partner Bud Freeman, Jack Purvis e Babe Russin, e successivamente con quella di Danny Polo. Rientrato negli Stati Uniti nel 1931 lavora con Bert Lown, Will Osborne e Fred Waring, tre personaggi di spicco nell’ambito delle orchestre da ballo. Negli anni successivi suona con le orchestre di Ozzie Nelson, Irving Conn e Dick Stabile. Nel 1939 si arruola in aviazione e anche dopo la guerra continua a lavorare come pilota di società commerciali e pubblicitarie. Negli anni Cinquanta riprende saltuariamente, a suonare e nel corso del 1957 è con i Windy City Seven di Freddie Wacher. La musica e il jazz non sono però più all’apice dei suoi interessi. Tra le sue ultime apparizioni sulla scena jazzistica c’è l’esibizione al festival di Manassas in Virginia nel 1973 con Max Kaminsky, Billy Rank, Tom Gwaltney, John Eaton e Gene Mayl. Muore il 27 maggio 1998.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".