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The God-Trick … Who will survive?

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Nel Pav (Parco d'Arte Vivente) l’Arte amplifica il suo potere di creare dialogo tra il visitatore, le opere e la Natura, in un spazio concepito per sperimentare nuove forme di sviluppo urbano. Qui si può vedere il Trefle dell’artista Dominique Gonzalez-Foerster, un grande quadrifoglio di siepi scavato all’interno del terreno e circondato da un percorso pedonale, poi molto altro ...

Parafrasando il titolo del famoso libro di Jacob Levi MorenoWho will survive? (che del resto ha rivelato l’importanza del gioco di ruolo, del corpo e dell’immagine basato sul fare prima ancora che sul dire) segnaliamo il Progetto PAV, Parco d’Arte Vivente, un’ex area industriale di Torino (dove fino agli anni ’90 sorgeva la Framtek) è stata trasformata nel 2008 in un’area verde riservata ad iniziative legate all’ambiente, alla cultura ed al sociale, per merito ed impegno di alcuni artisti. Tra queste attività – visite guidate, workshop formativi, laboratori artistici ed iniziative ludiche per bambini e ragazzi, anche in collaborazione con le scuole torinesi – che è possibile praticare all’aperto o all’interno del museo, tra le creazioni degli artisti, tra questi soprattutto Piero Gilardi, conosciuto fin dagli anni sessanta-settanta tra gli artisti torinesi appartenenti all’Arte Povera, portatore instancabile di un forte impegno sociopolitico ed etico. Si segnala una delle sue ultime pubblicazioni – La mia biopolitica (Prearo, Milano 2016) e la sua recente antologica al MAXXI di Roma nel 2017. Abbiamo già pubblicato un articolo sul nostro giornale a proposito del Convegno – Antropocene. Crisi ecologica e potenzialità trasformative dell’arte – svoltosi qui al PAV il 4 e 5 maggio 2018 per celebrare i dieci anni di apertura del centro – https://www.dailygreen.it/nellantropocene-verso-nuova-mentalita/.

Ingresso del PAV – Foto di Valter Sambucini

Due giornate di simposio che hanno inaugurato anche la mostra collettiva The God-Trick, curata da Marco Scotini, visitabile fino al 21 ottobre 2018. Una buona occasione per approfondire queste tematiche, conoscerne gli artisti e le opere attraverso un percorso trasversale in svariati ambiti della conoscenza; dalla scienza alla cultura in genere, dalla filosofia alle sonorità musicali, infine dalla politica alle arti visive, coinvolgendo il pubblico ad assistere ad una moltitudine di interventi: installazioni, video, sculture e piantumazioni, in risposta alle emergenze del nostro pianeta, che tutti ci preoccupano, imposte dai cambiamenti climatici e dall’inquinamento ambientale.

Il percorso della mostra inizia dalle sperimentazioni sull’energia alternativa di Nomeda e Gediminas Urbonas, attraverso il progetto “Folk Stone Power Piant”. C’è poi l’analisi delle acque attraverso il quale il Critical Art Ensamble s’interroga e ci interroga sulle nostre scelte ecologiche. Invece Lara Almarcegui presenta una formalizzazione inedita dell’opera Scavo, realizzata al PAV nel 2009, nella quale aveva portato alla luce importanti emergenze nell’area in oggetto, cioè affrontando la visibilità dei differenti strati del suolo. Analizzandone la storia quindi, attraverso l’evidenziazione delle stratificazioni, è penetrata all’interno degli stessi rapporti qui avvenuti tra natura e passato industriale.

Living Library di Bonnie Ora Sherk invece presenta, in un’inedita cornice sistemica, una strategia ed una metodologia per pianificare, progettare, implementare e mantenere nel tempo operazioni di ‘ecologizzazione’ e rinverdimento di luoghi specifici. Concludono la mostra gli interventi in esterno di Michel Blazy con l’installazione Forêt de balais, e quelli di Piero Gilardi con Labirintico Antropocene.

Michel Blazy “Foret de balais” Foto di Valter Sambucini

Michel Blazy utilizza frequentemente una vasta gamma di materiali organici e viventi, puri o mescolati a colle e coloranti, realizzando quindi sculture che si decompongono e si rigenerano continuamente. In questa mostra ha esposto “Foret de balais” ovvero “foresta di scope”, (istallazione ambientale, saggina, scope, terra ed acqua). In foto solo un esempio in vaso dell’istallazione che all’esterno enumera circa cento scope che germogliano, poiché i semi di Sorgo, messi a contatto della terra, si riappropriano della loro forma originale che l’opera utilitaristica dell’uomo gli aveva sottratto; come del resto fa inesorabilmente la Natura quando si riprende, in forma lenta o violenta, luoghi e materiali. L’oggetto/scopa è anche assai evocativo, poiché trascina con sé allusioni ad azioni tradizionalmente femminili di pulizie domestiche ma accenna anche alle azioni magiche di una recente cultura contadina, ancora sostanzialmente superstiziosa e pagana, basata prevalentemente sul rapporto, soprattutto femminile, con una Natura mistica, con essa un mondo mai integrato veramente nella nostra società, ambiziosamente iper-tecnologica.

Come scriveva Mircea Eliade – In tutte le religioni di tipo cosmico la vita religiosa consiste proprio nell’esaltazione della solidarietà dell’uomo con la vita e la natura – (La nostalgia delle origini, Morcelliana, Brescia 1980). In un famoso articolo, pubblicato nel  da Lynn White Jr. (The Historical Roots of Our Ecological Crisis, in «Science» 1967) si evidenziava questo concetto, radice di ogni onnipotenza e di ogni imperialismo; cioè che l’uomo, fatto ad immagine di Dio (Gen. 1, 26), può dominare con diritto di nascita “sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

Piero Gilardi – Foto di Valter Sambucini

Infine Piero Gilardi, l’ideatore storico del PAV ed attivo animatore/ideologo degli eventi, con Labirintico Antropocene propone un vero e proprio labirinto di alberi, multi/viario. Un labirinto vivo, accompagnato da pannelli informativi e da un’opera video, stimola efficacemente e poeticamente la riflessione sulla necessità di ristabilire l’equilibrio complessivo del sistema ambientale e geologico terrestre, verso un’emersione dalla sudditanza da quel capitalismo, padre dell’Antroprocene (detto anche Capitalocene). Questo percorso simbolico è un’immagine che ben sottolinea il nostro attuale momento storico/sociologico, caratterizzato da percezioni caotiche ed incertezze esistenziali. Al fine di evidenziarne gli snodi, negli angoli ciechi sono state situate apposite edicole scrittografiche, con delle proposte o evidenziazioni cruciali per individuare le possibili “vie d’uscita”. Ognuno di questi lavori si è posto l’obiettivo di superare quella prigione del pensiero che ci impedisce di vedere un’alternativa al sistema di accumulazione capitalistica. Maggiori informazioni sul sito www.parcoartevivente.it.

Il titolo della mostra si ispira a Donna Haraway, capo-scuola della Teoria cyborg, una branca del pensiero femminista che studia il rapporto tra scienza e identità di genere, anche nota come madre del pensiero Cyber femminista, che ha cercato di disarticolare ogni attitudine convenzionale alla lettura dell’Antropocene. Il “Trucco di Dio” partirebbe dalla conoscenza come memoria ed esperienza, un tema trattato anche da Jason W. Moore, in rapporto all’opposizione uomo/natura.

Infine ricordiamo che Antropocene è un termine coniato nel 2002 dal geochimico Paul Crutzen in un articolo pubblicato su Nature, che definisce l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre viene condizionato – a scala locale e globale – dagli effetti dell’azione umana e come l’arte possa giocare un ruolo fondamentale nella costruzione culturale di nuovi modelli sociali biocentrici, sinergicamente all’attivismo ecologista e alle mobilitazioni politiche in atto in tutto il mondo. Tre sarebbero i quesiti essenziali. Il primo riguarda le modalità espressive che potrebbero efficacemente sostenere a livello simbolico il rapporto tra esseri viventi e sistemi naturali. Il secondo concerne il ruolo dell’arte e il modo in cui le pratiche artistiche possano contribuire alla divulgazione delle conoscenze scientifiche. Infine sarebbe necessario fare sistema tra gli artisti in merito all’attivismo dell’ecologia politica, all’insegna dei beni comuni e della solidarietà biologica.

 

PAV – Parco Arte Vivente, via Giordano Bruno 31 –10134 Torino, Italy +39-011-3182235 – info@parcoartevivente.it;www.parcoartevivente.it;

 

 

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Carla Guidi
CARLA GUIDI – www.carlaguidi-oikoslogos.it Giornalista pubblicista, iscritta ODG Lazio, ha collaborato per più di 10 anni con il settimanale (in cartaceo) “Telesport”, adesso collabora con alcune testate e riviste periodiche online, tra queste “Abitare a Roma”, “ll Paese delle donne”, “Lazio ieri ed oggi”, “About Art online” e “Daily Green” ove è in redazione. Conseguito il diploma superiore di Accademia di Belle Arti di Roma, sezione pittura (tenuto dal maestro Gentilini), è docente di Disegno e Storia dell’Arte nelle scuole pubbliche, medie superiori. Si è occupata di Computer Art dal 1981 e sue immagini sono state pubblicate nel volume Computer image di Mauro Salvemini (Jackson Libri, 1985). Ha gestito la Galleria d’Arte “5x5” in via Garibaldi in Trastevere negli anni ’70/’80 insieme a Rinaldo Funari ed ha organizzato varie mostre, manifestazioni e convegni anche presso istituzioni come la Casa delle Donne, la Casa della Memoria e della Storia di Roma, alcune Biblioteche comunali di Roma ed un Convegno di sociologia a Bagni di Lucca. Dal 1975 si è avvicinata alla psicoanalisi e dal 1982 è stata accettata dalla Società italiana di psicodramma analitico – SIPSA in qualità di membro titolare. In seguito ad una formazione quinquennale con trainer internazionali, ha svolto attività di collaborazione presso la Società Medica italiana di Analisi Bioenergetica SMIAB ed è divenuta membro titolare dell’International Institute for Bioenergetic analisys di New York, rimanendo iscritta fino al 1995. Attualmente è stata invitata più volte a relazionare in Convegni Nazionali ANS alla Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione. Ha scritto alcuni libri sulla memoria storica quali Operazione balena - Unternehmen Walfisch sul rastrellamento nazista del 17 aprile 1944 al Quadraro, giunto alla sua terza edizione (Edilazio, Roma 2013); Un ragazzo chiamato Anzio sulle vicende dello sbarco alleato del 1944, alla sua seconda edizione (A. Sacco, Roma 2013); Estetica anestetica - Il corpo, l’estetica e l’immaginario nell’Italia del Boom economico e verso gli anni di Piombo (Robin Edizioni, Torino 2018). Sempre per Robin Edizioni nel 2019 ha pubblicato il libro socio-fotografico in collaborazione con Valter Sambucini e con la presentazione di Franco Ferrarotti, Città reali, città immaginarie - Migrazioni e metamorfosi creative nelle società nell’Antropocene tra informatizzazione ed iper/urbanizzazione, con i contributi del giornalista e sociologo Pietro Zocconali, Presidente A.N.S, dello storico dell’arte Giorgio Di Genova, dello scrittore Roberto Morassut e del Presidente dell’Ass. Etica Massimo De Simoni. Una sezione del libro approfondisce la grande diffusione della tecnica del tatuaggio, valutandone aspetti storici, sociologici ed artistici, con i contributi dello scrittore Eliseo Giuseppin ed una intervista all’artista Marco Manzo. Ha curato insieme allo storico dell’arte Giorgio Di Genova, l’esposizione online Quintetti d’arte dal 06/04/2020 al 31/08/2020, con una parte, Vetrina dell’invisibilità, dedicata agli artisti che hanno rappresentato visivamente la tragedia della pandemia. Di questo progetto nel 2021 è uscita l’edizione in cartaceo (Robin Edizioni, Torino). Appena uscito il libro - Lo sguardo della Sibilla. Dal Daimon all’Anima Mundi: la poetica di Placido Scandurra (Robin editore 2022) - http://www.robinedizioni.it/nuovo/lo-sguardo-della-sibilla. Al suo attivo anche alcune pubblicazioni di poesia su tematiche ambientali: Ha curato, insieme a Massimo De Simoni, l’antologia I poeti incontrano la Costituzione (Ediesse, 2017) -