Home C'era una volta Wendell Marshall, l’erede di Blanton

Wendell Marshall, l’erede di Blanton

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Il 24 ottobre 1920 nasce a St. Louis, nel Missouri, il contrabbassista Wendell Marshall, considerato dalla critica come uno dei migliori eredi della tradizione di Jimmy Blanton di cui è anche cugino

Il debutto con Hampton

Marshall debutta nel 1942 nell’orchestra di Lionel Hampton. Terminata la collaborazione con il famoso vibrafonista approfondisce gli studi del proprio strumento prima di prestare il servizio militare. Dopo il congedo fa parte brevemente del gruppo diretto dal violinista Stuff Smith, prima di formare un proprio trio nel 1947. Trasferitosi a New York, entra a far parte dell’orchestra di Mercer Ellington che in seguito lo presenta al padre Duke il quale resta colpito dalle sue qualità. Nel 1948 Duke Ellington scrittura Wendell Marshall nella sua big band.

Con Duke

Con Ellington Wendell resta fino al 1955 e partecipa ad alcune importanti incisioni tra le quali quelle in trio con lo stesso Duke e Billy Strayhorn per l’etichetta Mercer, quelle con i Coronets, una formazione ridotta dell’orchestra ellingtoniana, quelle delle versioni a lunga durata di Mood Indigo, Sophisticated Lady, Solitude e The Tattooed Bride, della suite A Tone Parallel To Harlem, quella dell’album Ellington 1955, quelle in trio con Ellington al pianoforte e Butch Ballard alla batteria e molte altre. Marshall prende parte anche alla tournée europea dell’orchestra di Duke nel 1950, durante la quale si fa notare per le sue qualità di solista, grazie anche allo splendido duet che Ellington scrive appositamente per lui e per il clarinettista Jimmy Hamilton. Dopo il 1955 lascia Duke per dedicarsi a un’attività di free-lance collaborando fra gli altri con Louis Bellson, Eddie Bert, Milt Buckner, Eddie Heywood, Hank Jones, Donald Byrd, Gigi Gryce, Al Cohn, Art Blakey, Sonny Stitt e altri. Muore a Saint Louis il 6 febbraio 2002.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".