Il 9 gennaio 1963 Adele Croce, una donna schiva, sola e dimenticata dal mondo muore poverissima a Roma. Ha settantaquattro anni. Nessuno riconosce in quel povero corpo consunto dalla povertà e dalla sofferenza la bellissima Yvonne De Fleuriel, una delle donne più amate del teatro e della canzone italiana d’inizio secolo.
L’incontro con Maldacea
Nata a Teano, in provincia di Caserta, Adele Croce fa il suo esordio nello spettacolo come attrice generica e cantante al fianco del grande Eduardo Scarpetta. Non ha ancora vent’anni quando incontra Nicola Maldacea, che, oltre a essere uno dei più popolari interpreti del “caffè concerto” è molto sensibile al fascino femminile. Colpito dalla sua bellezza la aiuta a farsi strada nell’ambiente musicale. È lui che le suggerisce il nome d’arte di Yvonne De Fleuriel, più in sintonia con il repertorio di canzoni francesi che ne caratterizza le esibizioni. L’equivoco o, meglio, il mistero costruito ad arte sulle sue origini esotiche dura fino al 1911 quando, in duetto con Gennaro Pasquariello, si esibisce al celeberrimo Salone Margherita di Napoli, in una lunga rassegna di canzoni napoletane ostentando un “purissimo accento” partenopeo. Da quel momento diventa una delle donne di spettacolo più amate.
Un declino triste e solitario
Mentre la sua popolarità si estende oltre i confini nazionali lei interpreta con disinvoltura il ruolo di “femme fatale” richiesto da suo personaggio. Consapevole dei suoi mezzi ama definirsi «attrice, cantante e fine dicitrice», ma sa gestire con astuzia il suo personaggio non rinunciando a esibizioni clamorose che scandalizzano i benpensanti dell’epoca come la capriola sul palco durante l’interpretazione di ‘O scugnizzo o il concerto nella gabbia dei leoni al teatro Apollo di Roma. Di lei si innamorano principi, uomini illustri e personaggi dello spettacolo. Non mancano le storie tragiche come quella di Carlo Mirelli, che insieme a Rocco Galdieri cura per lei la versione italiana del successo parigino Thérèsine e poi, viste respinte le sue offerte d’amore, si uccide. L’episodio alimenta la sua fama di “donna irraggiungibile”, ma la segna profondamente. Con il passare del tempo e con lo sfiorire della bellezza fisica scopre che le notevoli doti canore e sceniche non bastano a mantenere il successo. Il declino è rapido e doloroso. Lascia l’Italia e va in Germania, dove rimedia ancora qualche saltuaria scrittura. Progressivamente, però, perde la voglia di lottare e si lascia andare. Torna in Italia e si stabilisce definitivamente a Roma dove muore tra l’indifferenza e l’oblio degli stessi che le avevano giurato amore eterno.