Home C'era una volta Louie Bellson, due grancasse son meglio di una

Louie Bellson, due grancasse son meglio di una

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Il 26 luglio 1924 nasce a Rock Falls, in Illinois, il batterista Louie Bellson. Registrato all’anagrafe con il nome di Louis Paul Balassoni è figlio del proprietario d’un negozio di strumenti musicali.

Da Goodman a Ellington

Il suo incontro con la batteria avviene senza alcun effetto speciale. Fin da ragazzo manifesta una sorta di inclinazione per questo strumento e i suoi genitori lo incoraggiano e gli pagano gli studi privati. Il talento c’è e infatti Louie vince vari concorsi per dilettanti già negli anni in cui sta frequentando le scuole superiori. Incoraggiato da questi successi se ne va a New York per partecipare a un concorso organizzato da Gene Krupa per il miglior batterista di età inferiore ai 18 anni e lo vince. Accade così che nel 1942, al compimento del diciottesimmo anno (presupposto indispensabile per poter lavorare come professionista), viene assunto nell’orchestra da ballo di Ted Fiorito che lascia poi per passare a quella di Benny Goodman. Dopo il servizio militare torna brevemente con Goodman prima di entrare nella formazione di Tommy Dorsey in cui rimane due anni, dal 1947 al 1949. All’inizio del nuovo decennio suon con Charlie Shavers e con Terry Gibbs. Nel 1951 va in California con l’orchestra di Harry James, dalla quale viene poi prelevato, insieme a Juan Tizol e Willie Smith, da Duke Ellington. Proprio con il Duca comincia a farsi apprezzare anche come arrangiatore in brani come The Hawk talks, Ting-a-ling e soprattutto ‘Skin Deep’, un vero e proprio concerto per batteria e orchestra. Nel gennaio del 1953, poco dopo il matrimonio con Pearl Bailey, lascia Ellington e cura la direzione musicale degli spettacoli della moglie suonando prevalentemente in piccoli gruppi.

Una tecnica percussiva al limite del virtuosismo

Nel 1962 Louis Bellson si unisce all’orchestra di Count Basie per una tournée in Svezia e al ritorno riprende l’attività di capo-gruppo con formazioni a piccolo e medio organico. Nel 1964 suona come solista ospite con l’orchestra di Tommy Dorsey, e successivamente prende parte a un giro di concerti in Giappone con una formazione All Stars di batteristi che comprendeva anche Buddy Rich, Charlie Persip e Philly Joe Jones. L’anno seguente torna con Duke Ellington che poi lasci di nuovo per una lunga tournée con la moglie. Per un breve periodo si unisce all’orchestra di un altro suo ex-direttore, Harry James, ma le regole delle formazioni di altri non fanno più per lui. Chiama un po’ di musicisti residenti a Hollywood e con loro dà vita a una big band a proprio nome che si riunisce periodicamente per concerti o per incidere dischi. Molto ammirato per la sua fantasia di solista e per la veloce tecnica percussiva al limite del virtuosismo, basata sull’impiego simultaneo di due grancasse, Louie Bellson è considerato ancora oggi un punto di riferimento importante per chi sceglie di studiare la batteria sul versante del jazz. Fra le sue composizioni vanno ricordate la London Suite, il cui primo movimento, Carnaby Street, divenne la sigla di un popolarissimo show televisivo statunitense, I need your key, inciso da James Brown con l’orchestra dello stesso Louie Bellson, Symphony in Americana, eseguita per la prima volta a Las Vegas da un’orchestra di 60 elementi e Composition for Piano and Orchestra, proposta per la prima volta in concerto da un’orchestra di cinquantacinque elementi nella città di Washington. Con il passare degli anni Bellson riduce progressivamente l’attività fino alla morte che avviene a Los Angeles il 14 febbraio 2009.

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".