Home C'era una volta Relaxin’ at the Camarillo

Relaxin’ at the Camarillo

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Dopo sei mesi di assenza dalle scene, il 26 febbraio 1947 il leggendario sassofonista Charlie Parker registra negli studi della Dial Records il brano Relaxin’ at the Camarillo. Lo accompagnano Howard McGhee, Wardell Gray, Dodo Marmarosa, Barney Kessel, Red Callender e Don Lamond.

Un brano dedicato a una clinica

Il brano, destinato a diventare uno dei più famosi della carriera del sassofonista, è dedicato al Camarillo State Hospital di Los Angeles, la clinica che l’ha ospitato fino a pochi giorni prima. La sua storia inizia nel mese di luglio del 1946 quando Parker è impegnato al Finale Club di Los Angeles. Il sassofonista sta attraversando un periodo difficile. Da qualche tempo, perso il suo fornitore abituale cui ha dedicato anche il brano Moose the mooche, non ha più rapporti con l’eroina, ma non ha ritrovato la tranquillità. Il vuoto lasciato dalla droga è stato sostituito dal whisky che assume in quantità industriali ed è diventato praticamente il suo unico alimento. Litigioso, spesso confuso, riesce a trovare la concentrazione solo quando suona. Nella notte tra il 29 e il 30 luglio viene arrestato per aver tentato di appiccare il fuoco alla camera dell’albergo che lo ospita.

Il ricovero coatto e il rilascio

Dopo un rapido processo si ritrova con la condanna al ricovero coatto presso il Camarillo State Hospital di Los Angeles per essere sottoposto a una terapia rapida di disintossicazione. Per qualche mese mette in atto una sorta di “resistenza passiva” nei confronti di quelli che considera i suoi carcerieri, ma poi si lascia andare. Progressivamente le sue condizioni migliorano e il corpo, alimentato correttamente, ritrova vigore ed energia. Le notizie rassicuranti sul suo stato di salute tranquillizzano anche i discografici e gli impresari che avevano temuto di perdere la “gallina dalle uova d’oro”. Quando esce dalla clinica i dirigenti della Dial Records ritengono non sia il caso di perdere tempo. Gli affari sono affari e la sua salute può aspettare! Il piano di produzione prevede che Charlie Parker registri, in una sola seduta, ben dieci brani. I pochi amici che gli sono rimasti cercano di modificare la decisione perché ritengono che non sia possibile sottoporre il musicista, dopo sei mesi di clinica, a un impegno così stressante. Inizialmente i discografici fanno spallucce, forti anche dell’assenso di Parker, che ha bisogno di soldi. Alla fine però cedono. Le sedute saranno due. La seconda è proprio quella del 26 febbraio in cui, insieme ad altri tre brani, vede la luce per la prima volta Relaxin’ at the Camarillo.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".