Home C'era una volta Bobby Bradford, il trombettista spesso incompreso

Bobby Bradford, il trombettista spesso incompreso

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Il 19 luglio 1934 nasce a Cleveland, nel Mississippi, il trombettista Bobby Lee Bradford. A dieci anni è costretto a lasciare i suoi compagni di giochi e la città dove è nato per seguire la famiglia a Los Angeles.

Una continua migrazione

Los Angeles è la prima tappa di una continua migrazione che in un paio d’anni lo porta a cambiare altre due volte ambiente: prima a Detroit e poi a Dallas nel Texas. Proprio in questa città nel 1949 scopre la tromba. Ha quindici anni, se ne innamora e inizia a suonare quasi subito. Non ha un maestro, è un autodidatta e la sua tecnica è fondamentalmente imitativa. Nello stesso anno entra a far parte della banda della scuola Lincoln, dove studia anche il pianista Cedar Walton. Ci resta fino al 1952, quando cambia scuola e se ne va ad Austin. Alla fine del 1953 presta il servizio militare nell’aviazione preferendo la banda musicale del suo contingente all’esercitazione nell’uso delle armi. In quel periodo conosce Ornette Coleman. È proprio quest’ultimo che nel 1961 lo chiama a New York, per sostituire nel suo quartetto il buco lasciato dalla partenza di Don Cherry.

In Europa si sente apprezzato

Con questa formazione resta fino al 1963, a parte una breve parentesi nel 1962 con l’orchestra di Quincy Jones. Quando lascia Coleman torna nel Texas. A qualche amico confessa di non aver più voglia di muoversi da lì, ma è soltanto l’impressione di un momento. Nel 1966 è a Los Angeles con il sassofonista John Carter. Il sodalizio tra i due dura fino al 1971, anno in cui s’imbarca per l’Europa dove suona, tra gli altri, anche con i musicisti britannici dello Spontaneous Music Ensemble. Il vecchio continente gli piace. Si sente amato e apprezzato. Ci tornerà più volte e terrà un’infinita serie di concerti con una band che, nonostante le numerose variazioni di formazione, potrà contare su due perni fissi nel sassofonista Trevor Watts e nel contrabbassista Kent Carter. Nonostante tutto la sua popolarità non riuscirà mai a raggiungere le vette dei grandi musicisti suoi contemporanei.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".