Home C'era una volta Il primo brano di Fats Domino

Il primo brano di Fats Domino

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Il 10 dicembre 1949 Antoine Domino, soprannominato “Fats” (cicciottello) per la sua costituzione imponente inizia la prima seduta di registrazione per la Imperial Records nei leggendari J&M Studios di Cosimo Matassa.

Mi chiamano ciccione perché peso 200 libbre

Tra le canzoni di quel nastro c’è The fat man, il primo disco di Domino e il suo primo successo da un milione di copie. Trascinante blues a otto battute, The fat man è una specie di autopresentazione spiritosa. Comincia così: “They call, they call me the fat man/’Cos I weight two hundred pounds” (Mi chiamano ciccione perché peso 200 libbre). La simpatia e il successo di questo brano spingeranno Domino a ripetere allegramente queste spiritosaggini su se stesso in vane registrazioni durante l’intero periodo nel quale resterà all’Imperial Records.

Un pianoforte troppo alto

The fat man è una canzone adattata da Junker’s blues, un brano sulla dipendenza dalle droghe, che era stato nel repertorio di Domino durante il suo periodo allo Hideaway Club. Proprio Junker’s blues sarà il secondo brano inciso negli studi di Matassa, Una sala originale ma antiquata. Ricorda Dave Bartholomew, che curava gli arrangiamenti: «Il pianoforte era molto più alto di ogni altra cosa. Non lo volevamo davvero in quel modo, ma a quei tempi non potevamo farci niente». Parte del problema era l’insistenza di Matassa nel lasciare la regolazione stabilita, giusta o sbagliata che fosse, per tutta la registrazione.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".