Home C'era una volta Un’overdose uccide Hank Williams

Un’overdose uccide Hank Williams

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1° gennaio 1953 muore d’overdose a soli 29 anni Hank Williams, il più popolare interprete di country degli anni Quaranta, da tutti considerato l’erede delle potenzialità artistiche creative di Jimmie Rodgers autore di brani destinati a diventare classici come Jambalaya, Honky tonk blues, There’ll be no teardrops tonight, You win again e Long gone lonesome blues.

Alla vigilia del rock and roll

La morte stronca la sua carriera alla vigilia della rivoluzione del rock and roll. Nasce a Mount Olive, in Alabama, il 17 settembre 1923. Suo padre è un invalido di guerra, la madre un’organista di chiesa. Gli regalano la sua prima chitarra quando è ancora bambino e a undici anni suona già alle serate da ballo del sabato sera in un cantiere ferroviario. L’anno dopo suona agli angoli delle strade insieme a un cantante nero, vendeva noccioline e lucidava scarpe. Nel 1937, a quattordici anni dopo aver vinto un concorso viene assunto da una radio locale per esibirsi un paio di volte la settimana. Inizia così a girare i paesi dell’Alabama con un gruppo country su un furgone guidato dalla madre, che gli fa anche da manager.

L’arrivo a Nashville

Nel 1944 arriva a Nashville. Ha ventun anni ma è già considerato un veterano del circuito country. Nel 1947 incide il primo disco e nel giro d’un paio d’anni domina le classifiche dei dischi più venduti. La stagione del suo successo è brevissima perché, tormentato da fortissimi dolori alla schiena, diventa sempre più dipendente dall’alcool e da sostanze stupefacenti. Nel 1952 ha già alle spalle un divorzio e un licenziamento. Rimasto solo come un cane muore nel primo giorno dell’anno. Dopo la morte le sue canzoni postume tornano ai vertici delle classifiche regalando ricchezza a chi l’aveva appena licenziato.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".