Il 26 aprile 1907 a Porto Ceresio, in provincia di Varese, nasce Memé Bianchi, una delle prime cantanti della radio. Quando la ragazza inizia a cantare ai microfoni radiofonici, infatti, la programmazione è ancora sperimentale. Gli apparecchi presenti sul territorio nazionale sono pochissimi e le ore di trasmissione sono estremamente limitate. Informazioni a parte i programmi offrono agli ascoltatori un po’ di prosa e un po’ di musica, soprattutto lirica e classica, con l’aggiunta di qualche canzone napoletana e le arie delle operette di successo. Neppure il più attento osservatore potrebbe cogliere le avvisaglie dei grandi cambiamenti che di lì a poco apporteranno le orchestre di musica leggera dirette prima da Pippo Barzizza e poi da Cinico Angelini. Proprio in questa situazione complicata la voce di Memé Bianchi, insieme a quella di Nuccia Natali, riesce a colpire l’immaginazione dei non moltissimi ascoltatori della radio ponendo le basi alla successiva conquista del grande pubblico.
Una figlia d’arte che non teme le novità
Dalla madre, interprete d’operetta, e dalla nonna, soprano lirico, viene educata fin da piccola a trattare la sua voce con la cura che si riserva a uno strumento prezioso. Quando inizia a cantare alla radio lo fa con l’indole curiosa della sperimentatrice più che con l’idea di aver imboccato una nuova strada, tanto che non abbandona del tutto né l’operetta né il teatro di rivista. Proprio negli studi radiofonici però la sua voce comincia ad assumere tinte, colori e modulazioni molto più moderne dei canoni del periodo. Un po’ accade per caso, un po’ per scelta e un po’ per necessità, visto che spesso è costretta ad adattarsi a cantare brani nati per altri interpreti. La sua voce diventa così duttile e modernissima. In questa evoluzione è affiancata dal maestro Mariotti, che poi diventa anche suo marito. Nella sua lunga carriera Memè Bianchi si cimenta con successo con moltissimi generi non rinunciando ad affiancare, in duetto, le più grandi voci maschili degli anni d’oro della radio. Figlia d’arte ottiene il suo primo successo nel 1934 con la canzone Maggio, un brano di Bixio-Cherubini che sembra fatto apposta per esaltare la sua voce vellutata, cui seguono altri due brani destinati a consolidare la sua popolarità come Il mio amore è un centrattacco e Paga paga Giovannino registrato sotto la guida del maestro Mariotti, un musicista passato dalla classica alla musica leggera che diventa anche suo marito. Nel 1935 è una delle prime voci femminili scritturate per cantare ai microfoni della radio.
Una vita senza rimpianti
Nonostante l’impegno radiofonico non abbandona il lavoro in teatro negli spettacoli di rivista, diventando di lì a poco la soubrette della popolarissima Compagnia Schwarz. La sua popolarità presso il grande pubblico è destinata a crescere a dismisura quando le viene assegnata la parte della “divina” Greta Garbo nella fortunata serie de “I quattro moschettieri”. Nel 1938 insieme a Nuccia Natali, Aldo Masseglia e Carlo Moreno inizia una lunghissima tournée nei teatri italiani con lo spettacolo musicale “I divi del microfono” che consente al grande pubblico di ascoltare e vedere dal vivo i cantanti della radio. Negli anni della guerra la suo popolarità si consolida ulteriormente. In quel periodo incide anche una personalissima versione di Lilì Marlene. Nel 1943 interpreta Un giorno ti dirò, il primo brano di successo del giovane Gorni Kramer. Al termine della guerra inserisce nel suo repertorio i brani dei più famosi chansonnier francesi. Nel 1958 si ritira dalle scene per assumere la direzione di un’azienda di spedizioni di proprietà del padre. Non rinnega nulla della sua vita nel mondo dello spettacolo, ma non ha rimpianti. Ormai ha chiuso con quell’ambiente. Non tornerà più sulla sua decisione fino alla morte che la coglie il 15 ottobre 2000
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