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A Trento Universiadi ad impatto zero

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Universiadi

Partita, già da qualche giorno, la 26° edizione delle Universiadi, l’olimpiade invernale degli universitari. Approdate in Trentino più di 3000 persone tra atleti (compresi tra i 17 e i 28 anni di età), dirigenti e accompagnatori provenienti da tutto il mondo.

Undici giorni di Universiadi

Undici i giorni di gara con 237 medaglie da assegnare nelle diverse discipline che animeranno le valli locali: Trento per il pattinaggio artistico e lo short track, Monte Bondone per lo snowboard e il freestyle, Baselga di Pinè per il pattinaggo di velocità e il curling, Val di Fiemme per lo sci nordico, il biathlon e l’hockey maschile, Val di Fassa per lo sci alpino. Sport e Università dunque a braccetto per una manifestazione che non ha mai nascosto il suo obiettivo più ambizioso: quello di celebrare, oltrechè le gesta atletiche, lo spirito di fratellanza, amicizia e sportività tra i partecipanti.

Ma il Trentino, da sempre al fianco dei giovani, la sua Università e i suoi tanti centri di ricerca ne sono una riprova più che concreta, ha voluto spingersi ancor più avanti dedicandosi anche al rispetto dell’ambiente e del territorio, facendo, di queste Universiadi, le prime “a impatto zero“.

Pensiamo all’inevitabile incremento delle emissioni di anidride carbonica conseguente allo svolgimento delle varie attività legate all’evento sportivo come lo spostamento di merci e persone, l’erogazione di servizi, la produzione di rifiuti, il consumo di energia elettrica e di acqua.

Universiadi ad impatto zero

Pronta la risposta degli organizzatori in accordo con il Consorzio dei Comuni Trentini, la Provincia autonoma di Trento e l’Università: compensare tale incremento con una serie di interventi, mirati all’efficienza e al risparmio, da adottare in tutto il Trentino.

Pensiamo allora ai trasferimenti con mezzi a metano e idrogeno, alla manutenzione degli impianti termici comunali per evitare sprechi, alla riduzione di un grado della temperatura di uffici ed edifici pubblici e dei livelli di illuminazione stradale, al controllo e corretto smaltimento e riuso dei materiali delle strutture temporanee, all’utilizzo di distributori di acqua sfusa al posto di quella in bottigliette di plastica. Quale speranza? Che l’Universiade trentina possa tramutarsi in vero esempio per chi in futuro si ritroverà a dover realizzare manifestazioni analoghe.