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Le renne stanno scomparendo

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Renne

Sono gli animali che più di tutti rappresentano il Natale. Le abbiamo viste persino volare in cielo attraversando le nuvole d’inverno guidate da Santa Claus, eppure proprio le renne stanno scomparendo. Chissà che, con esse, anche il Natale non perda un pò di magia.

La popolazione delle renne a rischio nel mondo

Purtroppo la popolazione delle renne è in calo in tutto il mondo. In Nord Europa (come in Finlandia, Svezia e Norvegia), in Asia (Russia, Mongolia e Cina) e in Nord America (Canada e Alaska). A specificarlo è un’ultima ricerca della Renmin University of China pubblicata sul Journal for Nature Conservation.

La renna, tanto per darne informazione, nota anche come caribù in Nordamerica, è – sottolinea Wikipedia – un cervide delle regioni artiche e subartiche, con popolazioni sia stanziali che migratrici; è l’unica specie del genere Rangifer.  Perfino in zone lontane dal suo areale, la renna è ben conosciuta grazie alla tradizione, probabilmente originatasi nell’America degli inizi del XIX secolo, secondo la quale delle renne volanti trainerebbero la slitta di Babbo Natale, ormai divenuta da secoli uno dei tradizionali elementi natalizi.

I ricercatori per capire il motivo di questa decimazione si sono concentrati prevalentemente sulla distribuzione di renne in Cina. Proprio qui le renne sono diminuite del 28% rispetto alle ultime rilevazioni, che risalgono agli anni ’70; inotre, dal 1998 si è verificato un drastico calo che non accenna a diminuire. Quali sono le cause?

Renne, quali le cause di questa decimazione?

I ricercatori attribuiscono la causa del declino della popolazione delle renne principalmente a sei fattori: l’endogamia (con il conseguente rischio maggiore di problemi genetici), il bracconaggio, i cambiamenti climatici, la mancanza di allevatori, l’impatto del turismo e i predatori naturali.

Ma in particolare, la causa principale potrebbe essere ravvisata in “orsi, lupi e linci” “che riescono ad uccidere fino a un terzo dei piccoli delle renne ogni anno”. L’allarme lanciato dagli scienziati è arrivato sino all’Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn) affinché aggiorni la sua lista rossa con le specie a rischio, includendo anche questi meravigliosi animali.