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Allarme Coldiretti: le arance siciliane a rischio

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arance siciliane

La Coldiretti Siciliana ha recentemente analizzato i dati Istat, secondo i quali nel nostro Paese sono entrate dall’Egitto oltre 7 milioni e mezzo di chili di arance, raddoppiando il dato relativo alle importazioni di agrumi nel 2013 (+110).

Le arance siciliane in pericolo

Solo tra il 2000 e il 2012 hanno chiuso i battenti più del 50% delle aziende agricole in Sicilia, una regione che potrebbe basare la sua ricchezza principalmente sull’agricoltura. Ciò che ha messo maggiormente in crisi il mercato agricolo siciliano è stata l’apertura delle frontiere dell’Unione Europea con tutti gli altri Paesi e l’accordo di libero scambio con il Marocco, che ha creato una liberalizzazione degli scambi nel mondo agricolo, totalmente impreparato a questi eventi. In Marocco tra le altre cose, il protocollo sanitario è assolutamente obsoleto, il costo di manodopera è bassissimo e spesso sfrutta il lavoro minorile, i sindacati e i controlli sono inesistenti. Inoltre i prezzi all’ingrosso in Italia, in alcuni casi, sono quattro volte più cari rispetto a quelli applicati in Marocco. Secondo i dati del ministero dell’Agricoltura di Rabat; le arance navel costano 19 centesimi al chilo in Marocco, 30 centesimi all’ortofrutticolo di Vittoria, 69 centesimi in media in Italia.

Non solo in Sicilia

Gli agrumi sono presenti in Italia almeno dai tempi dell’antica Roma, come testimoniato da reperti famosi, primo tra tutti la Casa del frutteto a Pompei, dove figurano dipinti di frutti simili ai limoni che ancora oggi si coltivano nella zona.
L’agrumicoltura italiana è legata soprattutto alla coltivazione di limoni, arance (dolci), mandarini e clementine, prodotti consumati freschi o utilizzati per la trasformazione in succhi o confetture.

Gli agrumi conosciuti ed apprezzati in tutto il mondo

La produzione italiana di agrumi è pari a circa 3,8 milioni di tonnellate, ma proprio nel settore agrumicolo l’Italia ha un saldo commerciale in passivo e il settore produttivo delle arance ha la sua bella fetta di responsabilità. La causa va ricercata anche nella mancanza di innovazione nel settore. Il Sudafrica ad esempio, ha sorpassato la Spagna e ora si è guadagnato il posto d’onore nella fornitura di arance in Italia.

Il comparto dei limoni ha dalla sua la forte concorrenza spagnola e argentina, minore però di quella sudafricana. Germania, Svizzera e Austria rimangono i principali mercati di vendita per gli agrumi italiani, ma Israele e Sudafrica acquistano sempre più quote di mercato grazie agli elevati standard qualitativi.

Meglio Bio

Nonostante la crisi, il consumo e i prezzi dei prodotti biologici tengono banco, grazie all’offerta ancora piuttosto limitata e alla crescente richiesta. L’offerta nel settore della vendita al dettaglio migliora per quanto riguarda discount e supermercati, mentre le catene di supermercati constatano una crescente domanda di prodotti a basso impatto ambientale e alti standard in materia di sicurezza alimentare. Gruppi di acquisto e vendita diretta hanno visto una grossa crescita, ma il settore resta comunque in grande difficoltà.

Prestare attenzione alle etichette per riconoscere la frutta bio

Tutti noi possiamo contribuire alla sua rinascita, semplicemente prestando attenzione ai cartellini o alle etichette che si trovano sulle confezioni, leggendo la tabella che si trova sulla cassetta della frutta sfusa ed acquistando rigorosamenteprodotti italiani al supermercato o frequentando i farmer market di zona e chiedendo sempre la provenienza.
Quindi, quando comprate gli agrumi, accertatevi sempre che siano agrumi italiani, meglio se bio.

Riconoscere la frutta biologica non è troppo complicato: la buccia non deve risultare lucida, il frutto deve essere ben sodo al tatto. Preferite gli agrumi ancora attaccati al loro ramo con la presenza di foglie: questo proverà che non sono stati trattati chimicamente con prodotti defolianti.

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