
Un appuntamento da non perdere, mercoledì 5 febbraio 2020 ore 17:30 alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, via San Francesco di Sales, 5, con la presentazione del libro di Marco Palladini Non abbiamo potuto essere gentili (Padri, figli & guerre a seguire) su gli «Anni di piombo» il decennio che, dopo le due guerre mondali, è il più intriso di violenza e rabbia di tutto il ‘900. L’intento dell’autore è quello di riflettere e far riflettere sulla gioventù degli anni ’70 del secolo scorso che, come enuncia il sottotitolo del libro, si apre con un dialogo intergenerazionale con il padre Italo, ex tenente degli Alpini, detenuto per due anni in vari lager tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono soprattutto questi gli anni nei quali si è consumata l’ultima parabola del mito novecentesco della Rivoluzione, una decade gremita di cruciali eventi storico-politici, da poco rievocati nel cinquantenario della bomba di Piazza Fontana, sino al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro.

Saranno presenti con l’autore: Carlo Bordini poeta, narratore e critico letterario, ex dirigente trotzkista. Desirée Massaroni studiosa e critica di cinema. Paolo Miggiano ricercatore indipendente su sicurezza, disarmo e stragi. Vincenzo Sparagna scrittore e giornalista, tra i fondatori e direttore delle riviste satiriche il Male e Frigidaire.
Introduce Bianca Cimiotta Lami, Presidente Fiap Roma e Lazio e vice Pres. Nazionale.
Marco Palladini – https://www.dailygreen.it/marco-palladini-viaggio-nel-teatro-in-italia-dal-1981-al-2015/ – autore poliedrico, poeta, performer, attore/autore di pièces teatrali, di racconti e romanzi, organizzatore di eventi, promotore di iniziative culturali di vario genere, ci invita ad una lettura o una rilettura di anni drammatici sul piano dello scontro politico, ma all’interno di fortissime tensioni sociali, sotto una pesante cappa di giochi incontrollabili di forze, nello scacchiere della guerra fredda, ma con altre procedure al tavolo dei servizi segreti ed altre entità più misteriose prodotte dalla continuità/discontinuità tra regime fascista e democrazia.
Ricordando i tentativi di colpi di Stato, gli uomini di Mussolini ancora al potere e mai processati, l’uccisione di personaggi divenuti scomodi, molti nomi vengono evocati; ripercorsi sullo sfondo di una ri-memorazione non innocua, anche gli spazi della coraggiosa, pungente ironia che dà respiro in un clima di costante terrore e rabbia, per esempio dei giorn

ali satirici come Il Male che in quegli anni in breve tempo per le iniziative e i contenuti innovativi, divenne un vero e proprio fenomeno di costume, raggiungendo le 140.000 copie di venduto fra il 1978 e il 1979 con i famosi falsi dei maggiori quotidiani.
Mentre la vitalità di appetiti culturali ed ideologie scoppiava nel fuoco dell’emotività, prefigurandosi idealmente un futuro assetto del mondo e della realtà italiana, più libero dai lacci e dai bavagli, il confronto con oggi risulta poco scontato e degno di ulteriori riflessioni.
L’autore ne è consapevole e sente la necessità di fornire, come premessa, le istruzioni per l’uso, sia per i giovani lettori, sia per chi c’era ed ancora si pone domande; ma tali istruzioni non sono risposte, ma ricerca di ulteriori indagini su se stesso, come testimone/attore in 15 punti. L’incipit del primo punto è questo

– Negli anni ’70 del secolo scorso mi è accaduto di essere un estremista politico, membro e dirigente studentesco del gruppo marxista-leninista Avanguardia Operaia. Questo libro nasce svolgendo e riavvolgendo il filo della memoria e della riflessione personali. C’è oggi per me la consapevolezza che allora più che scegliere, si veniva scelti. Sullo sfondo di quel mio posizionamento politico estremo, agì potentemente il Mito della Rivoluzione, cuore e moloch del Novecento ideologico, ma anche o forse soprattutto un disagio dell’essere, un istintivo andare controcorrente, una vocazione eretica che, con modalità differenti, permangono tuttora. –
Del resto la presentazione al libro di Aldo Mastropasqua non lascia scampo, bisogna correre il rischio di immergersi nella lettura coinvolgente, quasi un diario a voce alta, per provare a capire chi eravamo, chi siamo diventati e chi non vogliamo essere.
- Prevale, nelle pagine conclusive, un senso di vuoto, quasi di horror vacui, una consapevolezza postuma di aver assistito a un esaurimento storico, allo sperpero della somma di energie di una o di più generazioni. Dissipazione che ha privato, nei decenni successivi, il nostro paese di una spinta decisiva non tanto verso la tanto sognata palingenesi riv
Museo Frigidaire Frigolandia oluzionaria, sempre meno attuale e proponibile dopo i clamorosi crolli del 1989, ma nella direzione di un profondo e radicale rinnovamento del modo stesso di fare politica e di governare i cambiamenti epocali in atto. La “Lettera ad un figlio immaginario” che conclude “Non abbiamo potuto essere gentili” ha il senso di un confronto con la generazione degli attuali ventenni che andrebbe scossa dall’apatia, dalla superficialità e dall’assenza di ideali che la contraddistingue. Ritrovare la capacità di mettersi in gioco, di rischiare, di confliggere, anche, con un mondo sempre più globalizzato e dominato da imprendibili e onnipotenti flussi speculativi finanziari, fermare una logica del profitto e dell’arricchimento che sfrutta selvaggiamente sia l’uomo che la natura, questi sono i compiti che ci si aspetta vengano affrontati da una generazione che appare invece sempre più prona, succuba, precarizzata, privata di ogni aspettativa per il futuro. Con un linguaggio spesso ruvido e parlato, mescidato e meticcio, che ha assorbito negli anni le gergalità sia del politichese che delle controculture giovanili, in una stratificazione ormai pluriennale, Palladini è riuscito a mio avviso a toccare alcuni punti estremamente sensibili delle questioni, oggi più scottanti, come potrà consentire anche chi sia in totale disaccordo sull’attesa messianica del ritorno, prima o poi, della Grande Onda.-
Mercoledì 5 febbraio 2020 ore 17:30
CASA DELLA MEMORIA E DELLA STORIA -Via San Francesco di Sales, 5 – 060608 – 06.6876543 – Dal lunedì al venerdì, 9.30 – 20.00 – www.comune.roma.it/cultura