Home C'era una volta Bob Scobey, la tromba della Yerba Buena

Bob Scobey, la tromba della Yerba Buena

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Il 12 giugno 1963 muore di cancro a Montreal, in Canada, il quarantaseienne trombettista Bob Scobey.

A otto anni inizia a soffiare in una cornetta

Registrato all’anagrafe con il nome di Robert Alexander Scobey nasce a Tucumcari, nel New Mexico, nel 1916. Due anni dopo con la famiglia si trasferisce a Stockton, in California, dove inizia a soffiare in una cornetta quando non ha ancora compiuto nove anni. A quattordici passa alla tromba e perfeziona gli studi musicali al Berklee College. Se si escludono varie esibizioni con gruppi improvvisati la sua vera attività professionale inizia nel 1936 quando ottiene la prima scrittura da un orchestra da ballo di San Francisco. Due anni dopo conosce il jazz e ne resta affascinato al punto da diventare uno dei principali esponenti di quello che verrà chiamato “San Francisco style”. L’artefice principale della conversione è Lu Watters, che diviene un suo inseparabile compagno d’avventure musicali. Proprio con Watters e Turk Murphy partecipa alla costituzione della Yerba Buena Jazz Band, tra i gruppi più originali di San Francisco e di tutto il movimento revivalistico del dopoguerra.

Il successo non lo confonde

Il successo, anche discografico, della Yerba Buena, nasce dalla capacità di riproporre con arrangiamenti spettacolari i classici di Oliver e di Morton rispettandone lo spirito e, per quanto possibile, i suoni originali. L’esperienza, però, non dura. Nel 1947 forma una propria jazz band destinata a ospitare una lunga serie di musicisti di qualità come, tra gli altri, Jack Buck, Wally Rose, Burt Bales, Clancy Hayes, Bob Mielke, Bill Napier, Bob Short, Ralph Sutton, Abe Lincoln e Warren Smith. Nel 1962 si avventura con la sua band in un lungo tour che tocca vari paesi Europei e fa storcere il naso ai puristi del jazz per il contesto in cui si esibisce: lo show sportivo degli Harlem Globetrotters, i funamboli del basket. Il cancro non lo spaventa. Suona fino alla morte. Nel 1976 la sua compagna pubblicherà una biografia intitolata “He rambled’ till cancer cut him down”.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".