Il 5 novembre 1997 muore a Milano la giornalista e scrittrice Camilla Cederna, una delle donne più significative della cultura italiana del Novecento.
Moda, costume e società
Nata a Milano il 21 gennaio 1911, dopo aver conseguito la laurea in lettere inizia la sua avventura nella carta stampata nel 1939 al quotidiano milanese “L’ambrosiano” occupandosi molto di moda e un poco anche di fatti di costume. Dal 4 novembre 1945 è una delle giornaliste che lavorano al primo numero de “L’Europeo”, il settimanale fondato da Arrigo Benedetti presso il quale resta fino al 1955 quando lascia l’incarico intenzionata a cercare fortuna altrove. Il suo nuovo approdo è a “L’Espresso”, un’altra nuova rivista fondata sempre da Arrigo Benedetti, innovativa per i contenuti e anche per la grafica con le sue sedici pagine a formato grande. Qui diventa anche titolare di una rubrica che manterrà fino al 1976 intitolata “Il lato debole”.
Un’angolazione particolare
Nei suoi articoli Camilla Cederna guarda alla società e alle sue mutazioni da un’angolazione particolare come quella del costume che lei considera il «riflesso di ogni evoluzione sociale, economica, ideologica e culturale del paese». In quegli anni pubblica anche numerosi libri di narrativa e saggistica come “Noi siamo le signore” nel 1958, “La voce dei padroni” del 1962, “Fellini 8 ½” del 1962, “signore e signori” del 1966, “Maria Callas” del 1968 e “Le pervestite” del 1968. Dopo la Strage di Pazza Fontana del 12 dicembre 1969 il suo impegno si sposta su un piano più politico. Nel 1971 pubblica “Pinelli, una finestra sulla strage” un libro-inchiesta sulla fine dell’anarchico Giuseppe Pinelli, morto in circostanze misteriose negli uffici della Questura milanese. Nel 1978 il suo “Giovanni Leone. La carriera di un presidente” le costa una condanna per diffamazione. A lei è ispirato il personaggio di Cristina Visconti, interpretato da Ira Furstemberg, nel film “Processo per direttissima” del 1974.