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Capitan Kidd deve morire!

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Il 23 maggio del 1701 sulle rive del Tamigi Capitan Kidd percorre il sentiero di ghiaia che lo porta sotto il patibolo.

Nessuna grazia

Nessuna grazia può raggiungerlo perché non c’è grazia per chi si è macchiato di una colpa come la pirateria. Quell’uomo era di origini scozzesi, si chiama William Kidd, meglio conosciuto come Capitan Kidd. Sa fare bene il suo mestiere e gli inglesi ne hanno sfruttato a lungo l’abilità. Già nel 1689 era un pirata ma siccome era al servizio della Corona inglese veniva definito con il nome più gentile e meno malfamato di corsaro. Poteva muoversi senza regole particolari sui mari con un solo scopo: contrastare i nemici dell’Inghilterra e salvaguardarne il commercio. A questo scopo aveva a sua disposizione una splendida nave, l’Adventure Galley, e una ciurma di ottanta uomini, veri e propri tagliagole. Nessuno in Inghilterra lo biasimava quando faceva fuoco sulle navi francesi né quando attaccava con ferocia i pirati che osavano attaccare le navi commerciali inglesi. Tutto quello che prendeva era suo e lui lo divideva volentieri con il suo equipaggio.

La Quedah Merchant

La sua storia cambia per sempre il 30 gennaio 1698. Quella mattina i marinai di Kidd vedono all’orizzonte una nave, la Quedah Merchant. Il comandante dà l’ordine di abbordarla e di uccidere tutti. L’imbarcazione trasporta una vera fortuna in oro, gioielli, argento, seta e oppio. Carica tutto sulla propria nave e fa rotta per il Nordamerica. Una volta sbarcati i suoi marinai raccontarono tutto quanto è accaduto e Capitan Kidd viene arrestato e imprigionato per pirateria. Il bottino raccolto sulla Quedah Merchant è di proprietà della Compagnia delle Indie, un perno indispensabile per i commerci inglesi. Quello compiuto da Kidd è stato quindi un vero e proprio sfregio alla Corona inglese e ai suoi alleati commerciali. Condotto in Inghilterra viene condannato a morte per impiccagione. Così il 23 maggio del 1701 il pirata viene condotto, secondo il codice dell’ammiragliato, sulle rive del Tamigi nell’ora della bassa marea dove lo attende la forca. Kidd sale le scale del patibolo, ma all’improvviso uno scalino cede sotto il suo peso. Sembra un buon segno. In altre occasioni quell’incidente avrebbe portato alla sospensione dell’esecuzione, ma non è quella né la giornata né il caso. Kidd deve morire perché la sua morte è indispensabile all’Inghilterra. Lo scalino viene riparato ed egli impiccato. Il governo inglese lo usa per dare un esempio. Il suo cadavere viene legato a un palo, incatramato e lasciato appeso per due anni su una forca all’estuario del Tamigi.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".