Home C'era una volta Carlo Buti, il primo cantante della radio

Carlo Buti, il primo cantante della radio

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Il 14 novembre 1902 nasce a Firenze Carlo Buti. Considerato uno dei principali punti di riferimento per quel genere che verrà più tardi definito come “canto melodico all’italiana” comincia a esibirsi fin da ragazzo nei locali della campagna fiorentina.

L’incontro con Napoli e il successo

Già in quel periodo si fa notare per la sua voce calda e dolce particolarmente adatta a interpretare gli stornelli e le melodie tipiche della tradizione popolare toscana. La sua tecnica viene affinata da studi di canto lirico con Raoul Frazzi e Gino Bechi. Nel 1931 decide di passare alla canzone napoletana cogliendo l’occasione offertagli dall’editore Francesco Feola, il creatore delle famose edizioni “La canzonetta”, che lo impone tra gli interpreti della rassegna di Piedigrotta di quell’anno. L’incontro con Napoli segna una svolta decisiva nella sua carriera e ne influenza in modo significativo lo stile. In quel periodo pubblica vari dischi di canzoni napoletane e comincia a farsi conoscere da un pubblico più vasto. Sul finire degli anni Trenta è protagonista del primo boom discografico della storia italiana con canzoni in lingua come Portami tante rose e Violino tzigano. Alle sue fortune non è estraneo il fatto di essere il primo cantante a esibirsi dai microfoni della radio. La sua voce diventa popolarissima e il suo successo finisce per andare oltre gli stessi confini d’Italia. I suoi dischi ottengono straordinari risultati di vendite anche negli Stati Uniti e in Sud America. Eclettico e dinamico personaggio di spettacolo, interpreta anche vari film musicali.

Innovatore della canzone italiana

Negli anni Trenta e Quaranta le novità sulla scena musicale italiana non arrivano soltanto dallo swing. In quel periodo, infatti, un consistente gruppo di autori e di interpreti inizia a innovare profondamente anche gli schemi classici della “canzone all’italiana” attuando progressivamente una sintesi tra il canto largo e impostato di derivazione lirica e le variazioni interpretative tipiche della canzone popolare. In quegli anni intensi di sperimentazione la canzone melodica rompe definitivamente con la tradizione. Si dà un impianto meno rigido e più aperto a future evoluzioni e contaminazioni. Diretta erede della romanza e della canzone napoletana la “canzone all’italiana” trova la sua forma definitiva e l’interprete più significativo di questa rivoluzion’ è proprio Carlo Buti. Il suo stile innova profondamente le tecniche canore del tempo, contaminando l’impostazione lirico-tenorile dei cantanti da romanza con gli abbellimenti vocali e i gorgheggi degli stornellatori. Per gran parte del Novecento è lui il principale riferimento per tutti i cantanti che si vogliano cimentare con il genere melodico in senso più ampio. Idolatrato in Italia è famosissimo anche negli Stati Uniti e in Sud America. Muore a Montelupo Fiorentino il 16 novembre 1963. Oggi a Buenos Aires e a Montevideo esistono due vie che portano il suo nome.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".