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COVID-19 e l’impatto sull’ambiente

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Il Covid e l'impatto sull'ambiente

Le misure di lockdown introdotte per rallentare la diffusione della pandemia di Covid19 hanno bloccato o ridotto, in quasi tutti i Paesi del mondo, attività produttive e traffico aereo, ferroviario e stradale. In poche settimane gli effetti sull’ambiente sono stati inaspettati. Durante il periodo di quarantena le emissioni di CO2 e le concentrazioni degli inquinanti atmosferici hanno subito un’immediata diminuzione. Secondo le stime dell’organizzazione Carbon Brief in poche settimane in Cina le emissioni inquinanti sono scese del 25 per cento e il consumo di carbone nelle centrali elettriche si è ridotto del 36 per cento. Questo strano esperimento ci ha dato dimostrazione del valore della responsabilità collettiva delle nostre azioni sull’impatto ambientale.

L’impatto delle attività umane sull’ambiente, negli ultimi anni, è stato sempre più violento. Il rapporto “Counting the Cost: a year of climate breakdown” dell’ong Christain Aid esamina gli eventi meteorologici estremi, i loro costi e il loro legame con i cambiamenti climatici in un anno segnato da episodi che hanno colpito ogni continente, uccidendo, ferendo, costringendo milioni di persone a spostarsi e causando gravi danni economici. Secondo i dati forniti dal Global Report on Internal Displacement, ogni anno dal 2008 al 2016 una media di 26,4 milioni di persone in tutto il mondo sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni, i propri villaggi e i propri Paesi a causa di fenomeni atmosferici violenti, tempeste, alluvioni, inondazioni, monsoni, uragani, tsunami o siccità. Numerose ricerche scientifiche affermano che il numero di rifugiati climatici aumenterà nei prossimi anni. Nel Global Compact on Safe, Orderly and Regular Migration adottato a stragrande maggioranza dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018, viene riconosciuto che il clima, il degrado ambientale e le catastrofi naturali interagiscono sempre più con i fattori trainanti dei movimenti dei rifugiati climatici.

Quando nel 2017 con la missione MOAS siamo arrivati in Bangladesh abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi gli effetti devastanti della deforestazione nell’emergenza di ampliare i campi profughi per i rifugiati Rohingya in fuga dal Myanmar, per estendere le esistenti aree urbane e per gli affari legati alla compravendita del legname. Le ricerche scientifiche e le immagini satellitari degli ultimi anni non possono che confermare ciò che abbiamo visto attorno a noi e le conseguenze che tali azioni hanno avuto. Effetti ancor più evidenti durante la stagione monsonica, quando la furia delle acque mostra come la deforestazione abbia incrementato allagamenti e smottamenti, causando ulteriori problematiche in un Paese già ad alto rischio di inondazioni, che deve fronteggiare una serie di complesse questioni sociali e politiche in un contesto di scarsità di risorse.

Per questo motivo con MOAS abbiamo avviato i nostri #FloodndWaterSafetyTraining, formando la popolazione locale e i rifugiati Rohingya per prestare primo soccorso per i salvataggi in acqua utilizzando piccoli equipaggiamenti prodotti localmente. Per migliorare la nostra ecosostenibilità, per il progetto #MOASMasks, in risposta al #Covid19, abbiamo inoltre creato mascherine riutilizzabili per evitare l’inquinamento causato da quelle monouso assumendo sarti e sarte locali, utilizzando materiali locali per sostenere i rifugiati Rohingya le famiglie bengalesi che lottano durante questa crisi e per stabilire una forte connessione con l’intera comunità.

Oggi, lentamente, si susseguono i messaggi di ripresa da questo dramma pandemico che ci sta dando importanti lezioni per il futuro. Come l’importanza di politiche industriali ed economiche e di stili di vita che siano compatibili con il rispetto dell’ambiente e della natura che ci circonda. Un senso di responsabilità collettiva che ci invita a riflettere sull’esistenza di beni pubblici globali da difendere, come la terra, l’aria, il mare e l’intero ecosistema, senza alcun confine, per il bene di tutto il genere umano e delle generazioni future. Proteggiamo il nostro pianeta e saremo tutti salvi!

Il blog di Regina Catambrone: http://reginacatrambone.com/it