Home C'era una volta Elvis, il re del rock and roll bianco

Elvis, il re del rock and roll bianco

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L’8 gennaio 1935 a Tupelo, nel Mississippi nasce Elvis Aaron Presley. Insieme a lui nasce anche un altro piccolo Presley, il suo gemello Jesse Garon che però quando viene alla luce è già morto.

Un disco per la madre

Fin da bambino Elvis canta nel coro della chiesa e a dieci anni si fa notare in un concorso per voci nuove. Nel 1948 i suoi genitori si trasferiscono a Memphis in cerca di lavoro e gli regalano la prima chitarra. In questo periodo il ragazzo incontra la musica nera attraverso l’espressività corporale dei cori gospel e la vocalità graffiante dei dischi di rhythm and blues. L’inizio della sua scalata al successo inizia un sabato pomeriggio del mese d’aprile del 1953 quando Elvis entra nella Memphis Recording Service, la sala di registrazione della Sun Records, al n. 706 di Union Street, per registrare un disco da regalare a sua madre per il compleanno. La sua voce attira l’attenzione dell’impiegata Marion Keisker che parla di lui al proprietario della Sun Sam Phillips. Pochi mesi dopo il ragazzone è già stato scritturato dalla Sun che nel 1954 pubblica il suo primo disco. Si intitola That’s all right, mama ed è la versione, nata quasi per gioco, di un brano degli anni Quaranta di Arthur Crudup. Dopo vari dischi e una lunga fila di concerti proprio alla fine di un’esibizione in Arkansas incontra Tom Parker, detto “il colonnello”, che diventa suo manager. Nel mese di novembre del 1955 la Sun Records vende il contratto di Presley alla RCA Victor per una somma superiore ai 35.000 dollari, ai quali vanno aggiunti almeno cinquemila dollari finiti nelle tasche del cantante e poche settimane dopo ripubblica tutti i singoli già pubblicati dalla Sun.

La presleymania

Il 10 gennaio 1956 Elvis registra Heartbreak Hotel e il 28 gennaio arriva per la prima volta in televisione con Tommy e Jimmy Dorsey. Il 9 settembre 1956 partecipa all’Ed Sullivan Show e totalizza più di sessanta milioni di telespettatori. È esplosa la Presleymania. Debutta anche nel cinema con il film “Love me tender” (tit. ital. “Fratelli rivali”) che, messo in circolazione il 16 novembre 1956, copre le spese di produzione con gli incassi dei primi tre giorni. Poche settimane dopo Elvis si presenta alla visita medica per prestare il servizio militare convinto da Parker che la scelta di prestare il servizio militare pur potendo evitarlo avrebbe rafforzato la sua posizione di buon americano e consolidato il suo successo di massa. Destinato alla base NATO di Bremerhaven, in Germania, proprio qui conosce Priscilla Beaulieu, la figlia di un ufficiale americano, che qualche anno dopo diventa sua moglie. L’idea di Parker è quella di cambiare il personaggio sovrapponendo all’immagine del “re del rock and roll” quella di un artista ormai maturo e perbene. Terminato il servizio militare, quindi, il cantante comincia a cimentarsi con un repertorio meno aggressivo, dove prevalgono ballate melodiche e brani standard riarrangiati con una modesta accentuazione ritmica. All’inizio degli anni Sessanta, tiene due concerti a Memphis e a Honolulu, devolvendone l’incasso all’Arizona War Memorial e annuncia la sua intenzione di non esibirsi più dal vivo. Un po’ in crisi di fronte all’esplodere del beat con lo sbarco dei Beatles negli Stati Uniti torna al successo nel 1968 con un nuovo show televisivo e il singolo If I can dream che vende più di un milione di copie. In breve tempo ritorna ai vertici della popolarità e riprende anche a esibirsi dal vivo. Il suo fisico, però, non è più quello di un tempo. Tra il 1973 e il 1974 viene ricoverato per ben cinque volte in ospedale e il 10 aprile 1977 a Baltimora, nel Maryland, viene colto da collasso in scena. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto dello stesso anno muore per un attacco cardiaco sull’ambulanza che lo trasporta all’ospedale.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".