Home C'era una volta Etta Jones, una voce da jazz che piace ai jazzisti

Etta Jones, una voce da jazz che piace ai jazzisti

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Il 25 novembre 1928 ad Aiken, nel South Carolina nasce la cantante Etta Jones, una delle voci femminili più apprezzate dai jazzisti della sua epoca.

Il debutto con Buddy

Cresciuta ad Harlem nel 1944 è ancora adolescente quando si unisce alla band di Buddy Johnson in un lungo tour per gli Stati Uniti con l’orchestra di Buddy Johnson. Nello stesso anno registra i suoi primi brani, con il clarinettista Barney Bigard, il sassofonista Georgie Auld e la produzione di Leonard Feather. Il buon successo favorisce un ulteriore impegno in sala di registrazione prima di unirsi al sestetto di Earl Hines con il quale resta dal 1949 al 1952. Successivamente riduce il suo impegno professionale al punto da far pensare a un suo sostanziale ritiro dalle scene. Il ritorno alla ribalta avviene nel 1960 con la scrittura da parte della casa discografica Prestige e la pubblicazione di un album come Don’t Go to Strangers che vende oltre un milione di copie grazie anche all’apporto e alla collaborazione di arrangiatori di alto profilo come Oliver Nelson e di star del jazz come Frank Wess , Roy Haynes e Gene Ammons.

Il rapporto con Houston Person

In questo periodo nasce anche la collaborazione con il sassofonista tenore Houston Person. I critici concordano nel rilevare che il suo stretto rapporto professionale con Person sia stato determinante e abbia fatto sì che gli ultimi due decenni della vita di Etta siano stati caratterizzati da una produzione discografica non comune sia per quantità che per qualità. Nella sua carriera ha avuto tre nomination ai Grammy per l’ album Don’t Go to Strangers nel 1960, per l’album Save Your Love for Me nel 1981 e per My Buddy, dedicato a Buddy Johnson, nel 1998. La sua ultima registrazione, un tributo a Billie Holiday, viene pubblicata il 16 ottobre 2001, giorno della sua morte.

 

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Gianni Lucini
Scrivere è il mio principale mestiere, comunicare una specializzazione acquisita sul campo. Oltre che per comunicare scrivo anche per il teatro (tanto), il cinema e la TV. È difficile raccontare un'esperienza lunga una vita. Negli anni Settanta ho vissuto la mia prima solida esperienza giornalistica nel settimanale torinese "Nuovasocietà" e alla fine di quel decennio mi sono fatto le ossa nella difficile arte di addetto stampa in un campo complesso come quello degli eventi speciali e dei tour musicali. Ho collaborato con un'infinità di riviste, alcune le ho anche dirette e altre le dirigo ancora. Ho organizzato Uffici Stampa per eventi, manifestazioni e campagne. Ho formato decine di persone oggi impegnate con successo nel settore del giornalismo e della comunicazione. Ho scritto e sceneggiato spot e videogiochi. Come responsabile di campagne di immagine e di comunicazione ho operato anche al di fuori dei confini nazionali arrivando fino in Asia e in America Latina. Dal 1999 al 2007 mi sono occupato di storia e critica musicale sul quotidiano "Liberazione".